La pace ingiusta
Meglio una pace ingiusta che nessuna pace, scrive Zagrebelsky, quello che intima a tenere giù le mani dalla Costituzione se le mani sono di Renzi ma non dice nulla se sono quelle dei Cinque stelle (e la riforma Renzi era ben più strutturata del semplice taglio dei parlamentari). Travaglio in Tv delira sulle responsabilità dell’Occidente e della stessa Ucraina tanto che una pace ingiusta sarebbe, a suo parere, fin troppo giusta. I mini accordi di Riad (sospensione dei bombardamenti sulle infrastrutture e libera circolazione delle imbarcazioni commerciali sul Mar Nero) sarebbero contraddette dai comportamenti dei russi, ma anche da un documento delle delegazioni americane e ucraine che non contiene quello delle delegazioni americane e russe. Read the full story »
I salari italiani? Più bassi che nel 1990
Secondo una ricerca di Transform Italia solo nel nostro Paese il salario medio degli italiani é addirittura inferiore a quello del 1990. Hai voglia di rimpiangere la cosiddetta Prima Repubblica e il governo Craxi che tagliò solo tre punti di scala mobile e si ritrovò un pericoloso referendum da affrontare, vincendolo. Hai voglia di sognare un impossibile ritorno all’indietro quando il tasso di sviluppo italiano era superiore alla media di quello europeo. Hai voglia di raffrontare il prestigio e la qualità della vecchia classe dirigente con quella venuta dopo. Ma i dati fanno piangere. Tutti i paesi europei hanno oggi salari maggiori. L’aumento più netto si è registrato nei Paesi dell’Europa centrale e orientale. Read the full story »
De Luca, Craxi e la rinascita della politica
Ho letto la sintesi dell’intervento di De Luca al congresso del Psi e il suo riconoscimento a Bettino Craxi che De Luca rimpiange mettendolo al raffronto con la classe dirigente di oggi. Si tratta dell’ennesimo tributo politico all’ex segretario del Psi che trent’anni fa è stato divorato dalle denigrazioni e dalle accuse nella canea di Tangentopoli non riuscendo nemmeno a distinguere gli indubbi meriti politici dal suo riconosciuto coinvolgimento nell’illegittimità dei finanziamenti. Mi fa piacere ma anche rabbia che avvenga tutto questo trent’anni dopo. E che intanto non si sia fatto nulla per combattere l’antipolitica andandole invece in soccorso con l’abolizione dell’immunità parlamentare, del finanziamento pubblico ai partiti, dei vitalizi e approvando una legge che taglia i parlamentari riducendoli alla percentuale più bassa rispetto agli abitanti di tutti i paesi europei. Oggi servirebbe invece la politica alta, la disciplina più importante esercitata da Platone alla fine della prima Repubblica. Read the full story »
I tre errori su Ventotene
Lasciamo perdere la ricerca dei motivi che hanno indotto la Meloni ad aprire una polemica sul Manifesto di Ventotene e anche, se ne valutiamo i passaggi, a leggere frasi peraltro a metà e fuori dal contesto storico e politico dell’epoca (“datemi sei righe del più onesto degli uomini e gli troverò un motivo per farlo impiccare”, scrive il cardinale Richelieu). Restiamo invece al detto e al non detto. Primo errore, anzi orrore e vergogna. Questa é responsabilità di larga parte della stampa e delle televisioni a cui ha cercato di porre rimedio l’on. Fornaro, già Psdi e oggi Pd, nel suo vibrante discorso alla Camera. Si dimentica sempre del trunvirato di Ventotene la figura di Eugenio Colorni che fu invece centrale nella scrittura del testo e che ne riuscì a far pubblicare la stesura clandestinamente a Roma, dopo averla corretta e sintetizzata. Colorni era un socialista autonomista, viene proprio citato così, capo redattore dell’Avanti clandestino, un filosofo leibniziano, allievo di Croce e Gentile, che venne assassinato dalla banda Coch, famigerato raggruppamento fascista della capitale nel 1944, alla vigilia della liberazione di Roma. Sua moglie ha poi sposato Altiero Spinelli, quasi a rivendicare un legame non solo personale tra i due. Ma una sorta di eredità ideale. Read the full story »
Melonioso
Discorso necessariamente ambiguo, a tratti nebuloso e anche noioso quello di Giorgia Meloni al Senato all’indomani di quello di Mario Draghi sul piano europeo, denso di dati e di proposte logiche e convincenti. In un certo senso la Meloni ha negato se stessa, definendo il piano Von der Leyen “roboante: e solo “una possibilità” e che “l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal Piano”. Un sostanziale rinvio del sì gradito a Forza Italia e del no gradito a Salvini. Ma Fratelli d”Italia al Parlamento europeo aveva votato sì. La relazione della presidente del Consiglio è apparsa una lunga introduzione a un congresso di un vecchio partito. Read the full story »