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La pace ingiusta

Meglio una pace ingiusta che nessuna pace, scrive Zagrebelsky, quello che intima a tenere giù le mani dalla Costituzione se le mani sono di Renzi ma non dice nulla se sono quelle dei Cinque stelle (e la riforma Renzi era ben più strutturata del semplice taglio dei parlamentari). Travaglio in Tv delira sulle responsabilità dell’Occidente e della stessa Ucraina tanto che una pace ingiusta sarebbe, a suo parere, fin troppo giusta. I mini accordi di Riad (sospensione dei bombardamenti sulle infrastrutture e libera circolazione delle imbarcazioni commerciali sul Mar Nero) sarebbero contraddette dai comportamenti dei russi, ma anche da un documento delle delegazioni americane e ucraine che non contiene quello delle delegazioni americane e russe. Read the full story »

27 Marzo 2025 No Comments 58 views

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I salari italiani? Più bassi che nel 1990

Secondo una ricerca di Transform Italia solo nel nostro Paese il salario medio degli italiani é addirittura inferiore a quello del 1990. Hai voglia di rimpiangere la cosiddetta Prima Repubblica e il governo Craxi che tagliò solo tre punti di scala mobile e si ritrovò un pericoloso referendum da affrontare, vincendolo. Hai voglia di sognare un impossibile ritorno all’indietro quando il tasso di sviluppo italiano era superiore alla media di quello europeo. Hai voglia di raffrontare il prestigio e la qualità della vecchia classe dirigente con quella venuta dopo. Ma i dati fanno piangere. Tutti i paesi europei hanno oggi salari maggiori. L’aumento più netto si è registrato nei Paesi dell’Europa centrale e orientale. Read the full story »

27 Marzo 2025 No Comments 65 views

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De Luca, Craxi e la rinascita della politica

Ho letto la sintesi dell’intervento di De Luca al congresso del Psi e il suo riconoscimento a Bettino Craxi che De Luca rimpiange mettendolo al raffronto con la classe dirigente di oggi. Si tratta dell’ennesimo tributo politico all’ex segretario del Psi che trent’anni fa è stato divorato dalle denigrazioni e dalle accuse nella canea di Tangentopoli non riuscendo nemmeno a distinguere gli indubbi meriti politici dal suo riconosciuto coinvolgimento nell’illegittimità dei finanziamenti. Mi fa piacere ma anche rabbia che avvenga tutto questo trent’anni dopo. E che intanto non si sia fatto nulla per combattere l’antipolitica andandole invece in soccorso con l’abolizione dell’immunità parlamentare, del finanziamento pubblico ai partiti, dei vitalizi e approvando una legge che taglia i parlamentari riducendoli alla percentuale più bassa rispetto agli abitanti di tutti i paesi europei. Oggi servirebbe invece la politica alta, la disciplina più importante esercitata da Platone alla fine della prima Repubblica. Read the full story »

24 Marzo 2025 No Comments 68 views

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I tre errori su Ventotene

Lasciamo perdere la ricerca dei motivi che hanno indotto la Meloni ad aprire una polemica sul Manifesto di Ventotene e anche, se ne valutiamo i passaggi, a leggere frasi peraltro a metà e fuori dal contesto storico e politico dell’epoca (“datemi sei righe del più onesto degli uomini e gli troverò un motivo per farlo impiccare”, scrive il cardinale Richelieu). Restiamo invece al detto e al non detto. Primo errore, anzi orrore e vergogna. Questa é responsabilità di larga parte della stampa e delle televisioni a cui ha cercato di porre rimedio l’on. Fornaro, già Psdi e oggi Pd, nel suo vibrante discorso alla Camera. Si dimentica sempre del trunvirato di Ventotene la figura di Eugenio Colorni che fu invece centrale nella scrittura del testo e che ne riuscì a far pubblicare la stesura clandestinamente a Roma, dopo averla corretta e sintetizzata. Colorni era un socialista autonomista, viene proprio citato così, capo redattore dell’Avanti clandestino, un filosofo leibniziano, allievo di Croce e Gentile, che venne assassinato dalla banda Coch, famigerato raggruppamento fascista della capitale nel 1944, alla vigilia della liberazione di Roma. Sua moglie ha poi sposato Altiero Spinelli, quasi a rivendicare un legame non solo personale tra i due. Ma una sorta di eredità ideale. Read the full story »

20 Marzo 2025 No Comments 67 views

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Melonioso

Discorso necessariamente ambiguo, a tratti nebuloso e anche noioso quello di Giorgia Meloni al Senato all’indomani di quello di Mario Draghi sul piano europeo, denso di dati e di proposte logiche e convincenti. In un certo senso la Meloni ha negato se stessa, definendo il piano Von der Leyen “roboante: e solo “una possibilità” e che “l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal Piano”. Un sostanziale rinvio del sì gradito a Forza Italia e del no gradito a Salvini. Ma Fratelli d”Italia al Parlamento europeo aveva votato sì. La relazione della presidente del Consiglio è apparsa una lunga introduzione a un congresso di un vecchio partito. Read the full story »

19 Marzo 2025 No Comments 61 views

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Il mondo capovolto
Il presidente americano Trump, perno principale del capovolgimento, ha richiamato l’ambasciatore dal Sudafrica accusato di essere razzista nei confronti dei bianchi. Sembra una fake news e invece la notizia era pubblicata ieri su un quotidiano nazionale a larga tiratura. Nessuno più si stupisce del nulla dopo il Rivera Gaza. Si annuncia il caos alla Camera e al Senato sul voto attorno alla mozione Van der Leyen che annuncia la proposta di impiegare 800 miliardi per le spese militari di difesa. Il problema è che sia il governo sia l’opposizione sono divisi. Come farà la Meloni a presentare un’unica mozione? Semplicemente ignorando o mettendo sotto traccia il principale capitolo della proposta Van der Leyen, e cioè la spesa per le armi. Sarebbe come se, mentre i russi invadevano l’Ucraina, si fosse presentata una mozione sulla crisi energetica. Ma poi? Il governo accetterà di stanziare e di spendere i soldi per gli armamenti? Insomma ci sarà un punto in cui si dovrà dire sì o no? Il ni non è una posizione politica. E tanti sì e no e ni sono stati annunciati nella manifestazione per l’Europa che si è svolta a Roma promossa da Michele Serra. C’erano Fratoianni e Bonelli che non avrebbero speso un soldo per aiutare la resistenza ucraina e c’era Calenda che ne avrebbe spesi anche di più. C’era la Schlein che ha bocciato il piano Van der Leyen e c’era il riformista Alfieri che lo ha approvato. C’erano i renziani come la Boschi avvolta dalla bandiera europea e c’erano gruppi con le bandiere palestinesi ed estremisti che intendevano distruggere Israele, ma intanto hanno raggiunto l’obiettivo di far distruggere Gaza e c’erano i cattolici integralisti che quando l’esercito russo ha varcato la frontiera ucraina per salvarsi la coscienza gliel’avrebbero regalata tutta. Per fortuna non c’erano i Cinquestelle che avrebbero fatto acquisire alla manifestazione un carattere ancor più confuso e grottesco. Perché per loro gli ucraini vanno sorretti anche militarmente quando sono al governo e vanno invece abbandonati quando sono all’opposizione. Intanto Putin non ha ancora risposto alla tregua suggerita dal tandem Trump-Zelensky, improvvisamente ricomposto dopo il furioso litigio e la cacciata del leader ucraino (che ha superato in un sondaggio il 75% dei consensi nel suo paese) cacciato in diretta dallo studio ovale. I dollari promessi pare abbiano placato la furia del presidente americano. I colloqui tra Trump e Putin inizieranno a ore e valuteremo i risultati. Che Zelensky si sia convinto di cedere alcuni territori (quanti e quali si vedrà) pare scontato. Il tema resterebbe relativo alle garanzie future di sicurezza. Putin non vuole truppe Nato, ma neanche europee a vigilare sui confini. La Meloni propone di attivare l’articolo 5 del trattato Nato in base al quale un attacco ad un paese equivale a una dichiarazione di guerra agli altri paesi aderenti all’Alleanza. Il che è poi un’adesione alla Nato senza dirlo. Difficile però che Putin che non vuole l’Ucraina nella Nato evidentemente per potersela annettere quando ne ha voglia accetti che questo paese sia vincolato dal principale articolo del trattato Nato che glielo impedisce. L’Europa pare che non dorma più. Solo l’idea che gli Stati uniti non spendano più soldi per la difesa europea, che smantellino le loro basi o addirittura che cambino le fondamenta dell’Alleanza atlantica induce i paesi europei a dover accelerare il percorso della sua unità. Se Putin non ha attaccato le repubbliche baltiche è perché queste sono nella Nato mentre la Georgia, o quel che resta della Georgia dopo l’indipendenza russa dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud, spinge per entrare in Europa al pari dell’Ucraina. La Polonia e la Romania, dove al neo eletto Georgescu, filo russo, sono state contestate irregolarità e interventi esterni diretti per favorirne il successo, è stata annullata l’elezione, sono in fermento. E la domanda è quella fondamentale e cioè: Trump riuscirà a frenare le ambizioni di Putin di procedere a conquistare quel che ritiene suo, e cioè le nazioni appartenenti all’impero russo, oppure ognuno dei due penserà ai territori suoi e Trump al Canada e.più ancora a Panama e alla Groenlandia, mentre la Cina potrà, indisturbata annettersi Taiwan relegando Chiang kai Shek nella soffitta delle robe vecchie e dimenticate? Il mondo capovolto potrebbe cavalcare nuove dottrine, vedi la monetizzazione dei valori di libertà e di indipendenza e il riconoscimento dei diritti rapportati alle ragioni dei più forti. Quel che ci attende non sarà un mondo migliore. Ma solo un mondo capovolto.

 

18 Marzo 2025 No Comments 71 views

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Il Pd e la doppia identità
Non é un caso che il Pd si divida. Il Pd é un partito diviso. Fin dalla nascita, al Lingotto, dove, con la supervisione di Veltroni, congiungeva due anime, quella post comunista dei Ds e quella prevalentemente cattolica della Margherita. Il “mai stato comunista“ Veltroni pensava di riassumerne l’identità nel mito americano dei Kennedy e ancor prima di Rosevelt. Aggiungendoci magari un po’ di Martin Luther King e di Obama e del suo “Yes, we can”, tradotto nel veltroniano “Si può fare”. I precedenti italiani sono poi divenuti Berlinguer e Moro, che insieme al governo non sono stati mai. E perfino De Gasperi che dei comunisti era fiero oppositore cacciandoli dall’esecutivo nel 1947.  Insomma una grande frittata che di americano aggiungeva anche il nome. Esisteva solo in America infatti il Partito democratico. Il Pd era alla sua nascita un partito a-europeo, che disdegnava le socialdemocrazie e che non era iscritto al Pse. Tra i suoi punti di riferimento non c’erano Turati, Nenni, Saragat, mentre Craxi i pidini lo consideravano, molto più della destra, tranne qualche timida revisione dalemiana, un politico fallito, quando non qualcosa di peggio. Tutti i nodi vengono al pettine. Magari uno alla volta e piano piano. Mettiamoli in fila. Il Pd é passato dalla segreteria Renzi, che rappresentava un riformismo moderno, alla segreteria Schlein, che rappresenta un massimalismo vetusto. Tra un presidente del Consiglio che si vantava del suo jobs act a una segretaria che lo vuole abolire. Non tutti sono ovviamente d’accordo. L’area riformista lo vuole mantenere giudicandola un’ottima legge. Per non parlare della riforma della giustizia. La separazione delle carriere dei magistrati (era a suo tempo una battaglia specifica del nonno della Schlein, il senatore socialista Agostino Viviani) é valutata dal gruppo che sta intorno alla segretaria come um tentativo di “minare l’autonomia della magistratura”, potere sacrale, come quello degli aruspici romani, che di errori ne hanno fatti a bizzeffe anche nei delitti comuni (trasecolo al pensiero, a proposito di Garlasco, che si sono riaperte le indagini mentre il condannato sta orami terminando la sua pena e a proposito di Avetrana che ci siano due donne in carcere che si professano innocenti mentre lo zio della vittima, che si autoaccusa del delitto, sia invece fuori). Ma lasciamo perdere. Leggevo invece che il guru del Pci, Pds, Ds, Pd Goffredo Bettini, gran cerimoniere e sacerdote a cui gli altri dirigenti affidano i loro dubbi, si era detto favorevole. Ma é in Europa che questo partito fa acqua. Per due volte, l’equiparazione tra nazifascismo e comunismo e poi tra croce uncinata e falce e martello (quest’ultima obiettivamente un po’ storicamente azzardata), avevano preso in contropiede i deputati europei del Pd che si sono divisi nel voto, mentre non é stato così per i deputati socialisti, socialdemocratici e laburisti. Evidente che il cordone ombelicale con la storia del comunismo italiano non sia stata rescissa. Ed é comprensibile. Il solo partito socialista europeo che non ha un passato socialista é il Pd. Ma la divisione più esplicita é stata prodotta dal voto sul piano Re arms Europe o Defend Europe proposto dalla Von Der Leyen: 11 astenuti e 10 favorevoli. Ha pienamente ragione Piero Fassino, un ex comunista col cuore e i genitori socialisti, che sostiene che un partito deve avere un’unica politica estera (per la verità non ce l’ha neppure il governo, ma si tratta di un’alleanza). L’ex cossighiano ed ex presidente del gruppo Pd al Senato Zanda invoca il congresso e sostiene che la Schlein non può fare la candidata premier, mentre Bonaccini, che pure ha votato sì, smorza i toni. La Schlein é stata la sua vice e lui é il suo presidente. Noblesse oblige. Anche i riformisti, tra i quali emerge sempre più la tentazione di lanciare Gentiloni, non si capisce se come leader di un’alleanza o di un nuovo partito, paiono divisi. D’altronde sono coerenti, in un partito diviso come il Pd, dove l’unità é artificio sconosciuto.

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18 Marzo 2025 No Comments 71 views