Malinconico addio
Quando il nome è quasi una condanna. Durante le polemiche sul dopoguerra a Reggio Emilia una donna accusò il marito di avere istruito le Brigate rosse. Ma il marito si chiamava Mansueto e la cosa finì in burla. Mentre assai più seriamente vennero prese le accuse alla Cooperativa “abbattitori”, che al suo interno aveva assunto alcuni ex partigiani che avevano sparato e ucciso anche nel dopoguerra. Che dire poi dell’onorevole Pasquale La Morte che nessuno voleva portare al governo o del deputato Vacca, che con Pecorella, Leone, La Volpe e purtroppo anche Del Bue, non poteva mai polemizzare o di Roberto Rosso che stava a destra mentre Neri e Bianchi erano a sinistra, o di Storace che dicono abbia cambiato all’anagarafe la A con la O, per non apparire troppo quel che già era. E che dire di Oronzo Reale, repubblicano viscerale, di Piero Malvestiti, elegante deputato azionista, di Roberto Tremelloni, nato decisionista e di Attilio Piccioni che si volatilizzò all’improvviso e al suo posto arrivò Emilio Colombo. E che dire di Malfatti, ministro delle cose fatte bene, e del superlaico Luigi Preti. Come si poteva dunque pretendere che il sottosegretario Malinconico non fosse in preda ad esigenze di svago e divertimento? Poteva forse usare efficaci antidepressivi, ma la scelta di una bella vacanza pagata da altri (chissà perchè nessuno si ricorda mai chi è che paga, vero Scajola?) mi sembra più che giustificata. Penso ne abbia anche più bisogno adesso che è stato costretto a dimettersi. Qualcuno lo aiuti. Più Malinconico di così…
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