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L’amore triadico

23 Gennaio 2012 3.084 views One CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

La filosofia di Hegel è basata sulla dialettica. Lo sviluppo del pensiero e della storia è, a suo giudizio, fondato su questo rapporto: tesi, antitesi  e sintesi. Poi dietrofront. E ricominciare ancora daccapo, così, fino allo sfinimento. Naturalmente il percorso vede sempre privilegiare la sintesi, che non è la pura somma di tesi e antitesi, ma la loro espressione più corretta ed elevata. Tale percorso, fondato su una triade, va anche rapportato alle relazioni umane tra uomo e donna, che si vogliono convenzionalmente duali, cioè fondate su un rapporto esclusivo a due (in questo caso la coppia sarebbe una e dunque la relazione sarebbe addirittura unica). Hegel non sopportava le relazioni a due, com’è noto. Anzi le riteneva pericolose. Se tesi e antitesi non si conciliano ed elevano nella sintesi, anche le relazioni amorose rischiano di diventare pericolose, come poli elettrici opposti. Che opponendosi, appunto, non s’attraggono. Posimo così rielaborare il pensiero di Hegel così: un uomo o una donna hanno un marito (o moglie) e dopo qualche tempo sentono l’esigenza del suo contrario (un (o un’) amante). Dopo un po’ infatti con la moglie o marito hanno solo sentimento (filos, secondo i greci) e pretendono giustamente passione (eros, secondo i greci). Né l’una né l’altra sono relazioni complete, ma complementari. Occorre la sintesi che va individuata nella fidanzata (o fidanzato), che sintetizza eros e filos. Si tratta di una funzione privilegiata perché l’unica capace di assommare le due opposte vocazioni. Ma il dramma è che questa condizione di sintesi, e dunque di privilegio, non viene generalmente compresa e dunque piacevolmente accettata e la fidanzata, sintesi inconsapevole,  vuole togliersi il privilegio e retrocedere a una funzione minore  cioè a moglie (la sintesi che retrocede a tesi) cioè a portatore e ricettore di solo filos. Rischiando così di spezzare la catena, perchè a quel punto la moglie non può (da stolta quale generalmente è, secondo Hegel, non l’accetterebbe mai) di diventare fidanzata. Occorre che il sistema triadico sia perfetto e regga. Anche perché ogni marito, a sua volta, deve diventare anche amante e fidanzato (la struttura triadica deve moltiplicarsi e diventare struttura connettiva delle relazioni umane) e così la moglie e così l’amante e così la fidanzata, che devono essere ad un tempo e tutte tre, a loro volta, moglie, amante e fidanzata. E così, tutto moltiplicato per tre, si possono assolvere le tre funzioni amorose e anche sociali ed elevare lo spirito, che è quel che più importa al filosofo tedesco. Se tu sei marito, amante e fidanzato e hai una moglie che è ad un tempo moglie, amante e fidanzata, hai anche le possibilità di intrecciare relazioni con l’amante e il fidanzato della moglie che sono anche mariti, fidanzati e amanti di altri soggetti. Si crea una comunità triadica, oltretutto sentimentalmente tutta unita, che potrebbe anche essere obbligatoria. E potrebbe così configurarsi: marito (con amante e fidanzata), moglie (con amante e fidanzato), amante del marito (con marito e fidanzato), amante della moglie (con moglie e fidanzata). E così all’infinito. Si sa, Hegel era molto autoritario e la sua etica doveva diventare legge dello Stato. La comunità triadica dovrebbe godere di una parziale defiscalizzazione delle spese, mentre ai conservatori dovrebbe essere applicata l’Imu al 10% più una sovratassa sui patrimoni definiti di lusso perché sfruttati solo per due e non per tre. Il vantaggio della struttura triadica è anche di carattere economico. Si potrebbero risparmiare immobili, tipo pied a terre, perché tutto sarebbe fatto alla luce del sole, stanze d’albergo, doppi e tripli ultimi dell’anno, e improvvise vacanze alla Maldive. Si potrebbero inoltre stornare risorse dalla sanità. Meno frustrazione, meno depressione, meno serotonine e benzodiazepine. Verrebbe finalmente sconfitta anche l’insana e irrazionale concezione della proprietà delle persone che dovrebbe diventare reato penalmente perseguibile. Questo rimanda all’esistenza dell’homo selettore (l’uomo capace di scegliere selezionando il bene e il male che esiste nelle persone e sintetizzarlo) e alla questione della verità. La verità ti fa male? Dire, non dire, fare non fare. Al bando l’angoscioso dilemma e nasca semmai il trilemma. Non ci sono più il sì e il no, ma il sni e lo sno. La sintesi del si e del no è il più grande atto della storia dell’umanità. Da insegnare anche ai bambini. Fin dalla nascita. Una rivoluzione. E in coro dobbiamo cantare come fanno a Roma: “Grazie Hegel, che ci fai vivere abbracciati (per tre) ancora, grazie Hegel…”.

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