Freud e la sessuo-filosofia
Se fosse vissuto oggi l’avremmo definito un cocainomane, come Vasco Rossi. Sigmund Freud ne faceva abbondante uso. Aveva scoperto la polvere bianca per verificare la possibilità di curare una paziente che non poteva più far uso di morfina. E prima l’aveva sperimentata su stesso. Poi aveva iniziato ad abusarne e aveva fatto punto a capo solo dopo aver scritto il suo libro “Osservazioni sulla dipendenza e paura da cocaina”. Che pieno possesso di sé, questo Sigmund, che era ebreo come Husserl e come Bergson, e come Einstein e come la maggior parte degli uomini di cultura e scienziati del suo tempo. Freud era un medico, nato a Freiburg nel 1856, dunque di tre anni più vecchio di Bergson e di Husserl, e si trasferì a cinque anni a Lipsia per via di un tracollo finanziario del padre. E da qui, subito dopo, a Vienna, dove trascorse la maggior parte degli anni di sua vita mortale. Studia e si laurea in medicina all’università di Vienna, transita da un laboratorio a una clinica psichiatrica, poi si specializza in neurologia. Si sposa con certa Martha e mette al mondo sei figli (suo padre ne aveva sfornati otto). Nel 1884 a Parigi studia le pratiche di Charcot sull’isteria, curata attraverso l’ipnosi e poco dopo inizia la sua attività privata. La cura dell’isteria, che era giudicata una malattia da curare con metodi aggressivi e repressivi, con l’applicazione dell’ipnosi si trasferisce in quel che viene definito il caso di Anna O. (Bertha Pappenheim). Produce risultati positivi. Si instaura un nuovo rapporto tra paziente e medico. E si usano le nuove tecniche. Ora, noi vogliamo trattare Freud come filosofo e non come medico, o meglio, vorremmo cogliere l’importanza delle sue scoperte non sul piano terapeutico, ma sul piano dello sviluppo del pensiero. Prendiamo l’idea dell’inconscio come dimensione basilare per comprendere l’attività umana. Non è la prima volta che si parla dell’esistenza dell’inconscio. Già duecento anni prima il preveggente Leibniz, produttore di monadi, aveva intuito l’esistenza del “pensiero non pensato”. Cioè una forma di inconscio umano. E, dal canto suo, Bergson aveva, più o meno contemporaneamente a Freud, parlato di ricordi che non venivano recuperati perché inutili. Quindi di una forma di rifiuto del ricordo che veniva così sedimentato. E sotto altri aspetti l’esistenza di ciò che la mente rifiuta di organizzare è già presente anche in Kant, nella sua elaborazione delle idee sintetiche a priori. Come faccia un’idea ad esistere ad un tempo sintetica (cioè dimostrata) e a priori (cioè non dimostrata) era possibile comprenderlo solo attribuendo al soggetto una dimensione inconsapevole. Magari già ereditata precedentemente e appunto incoscientemente. E che dire della concezione dell’uomo come solo spirito di Hegel. E di Sant’Agostino che scriveva che il passato esiste solo nel nostro pensiero e così il futuro? Ma Freud, che non ha inventato l’inconscio, attribuisce tuttavia ad esso la funzione fondamentale del vivere umano. Noi dipendiamo da ciò che non conosciamo e da lì nasce il nostro carattere, da lì sono condizionate le nostre predisposizioni e anche prodotte le nostre fobie e malattie. Nasce tutto dal sogno, dallo studio dei sogni, da un suo sogno privato. O così ci è stato tramandato. Dal sogno di Freud della notte tra il 23 e 24 luglio 1985. Pensate se Freud quella notte non avesse dormito a che punto sarebbe oggi la psicanalisi. Meno male che una volta abbandonata la cocaina, Sigmund iniziò a sorbirsi anche qualche sonnifero. Un mondo di insonni non avrebbe potuto recarci siffatte rivelazioni. Viva dunque la benzodiazepina. Sigmund decise di abbandonare il metodo ipnotico e si convinse che di notte si potevano svelare molte verità. Che quel che si sognava altro non era che quel che di giorno si reprimeva. Se per Feuerbach “l’uomo è ciò che mangia”, per Freud “l’uomo è ciò che sogna”. Marzullo, purtroppo, farà il resto, in peggio. Freud non ha inventato l’esistenza dell’inconscio, dunque, ma non ha neanche inventato il termine di psicanalisi, che era già stato applicato da Joseph Breuer. Egli inventò, oltre al fattore centrale dell’inconscio nel pensiero umano, anche la teoria della psicanalisi o meglio il sistema psicanalitico. Come Hegel costruì con dovizia di particolari il suo sistema dello spirito fondato sulla dialettica e Marx delineò il suo sulla funzione della rivoluzione proletaria salvifica e necessaria, così Freud elabora un sistema perfetto dove alla base di tutto non c’è né lo spirito, né il proletariato, ma la libido. E’ nel sogno, che è appagamento di desideri rimossi, che si verifica un trasferimento della libido in simboli. Nell’uomo c’è insomma un inconscio originario che egli chiama libido e che fa derivare proprio dal sesso. Apriti cielo dei perbenisti del tempo. Il sesso entra come protagonista nella cultura, nella medicina e financo nella filosofia? Ma siamo matti? Roba da vietare ai minori di 18 anni. Freud, come Moana Pozzi, fu per questo molto osteggiato e quando si recò in America per tenere alcune conferenze, lo accusarono di delirare, mentre sante donne e mariti inflessibili sul piano morale (ma generalmente ipocriti) imprecavano contro costui che parlava di figli che guardano i genitori dal buco del serratura mentre si accoppiano sessualmente e che poi vogliono portarsi a letto la mamma ed eliminare il babbo (complesso di Edipo, mito greco in cui il figlio uccide papà e si fa mammà) e di bimbi che passano attraverso la fase orale (che potrà poi sconfinare in un’attività gratificante, ma non sempre gradita), e poi in quella anale (che costituisce tuttora problema non sempre assoluto per delimitare gli orientamenti sessuali) e infine, e finalmente, nella fase genitale o fallica. Mi vengono in mente i bambini di Agostino d’Ippona, una sorta di Erode della filosofia, che egli riteneva peccatori dalla nascita e destinati alle più cupe e tremende pene infernali se non fosse intervenuto il battesimo e il perdono di Dio. Forse aveva già preavvertito Freud? Il potenziale omicida del bimbo freudiano è micidiale. Lui pensa addirittura di tagliare il pene del papà per potersi liberamente inchiodare la mamma. E odia papà e dalla fase fallica vuole usare anche lui il suo arnese senza ritegno. E siccome ancora non ha i freni del Super-Io la sua libido è senza impulsi repressivi. A tutto tondo. Assoluta, imbarazzante. E che dire dell’Es, che altro non è che questa furia sessuale repressa, e sempre presente in ognuno di noi, che solo grazie al Super-Io, poi, si riesce a frenare. Insomma se io vedo una femmina di rara bellezza, e anche eccitante, che passa per la strada, il mio Es mi stimola a volarle addosso. E portarla dietro un portone, strapparle le mutande e selvaggiamente possederla contro il muro. Chi me lo impedisce? Il Super-Io che è coscienza morale, freno sociale, idoneità di comportamento, consapevolezza delle conseguenze sugli eventi del dopo aggressione. E meno male che c’è. Se no vivremmo nel mondo degli istinti dove la libido, principale istinto freudiano, la farebbe da padrone. Sai te che scopate, però… Il conflitto tra Es e Super-Io è sempre presente e nel conflitto si staglia l’Io, sempre in balia di questo doppio e opposto polo d’attrazione. Un pò di qua e un pò di là, come Casini. Tre come le fasi, tre come i rapporti dell’io, tre come la dialettica hegeliana. Tre come numero perfetto. Freud non passerà all’amore triadico (moglie, fidanzata e amante), tuttavia riuscirà a far dipendere da questa aggressività nascosta e combattuta, ma sempre persistente, anche l’origine dei conflitti umani e tra gli stati. Dicono che in un incontro con Albert Einstein a Berlino abbia riconosciuto che le guerre erano inevitabili per via proprio della libido che scatena aggressività nell’uomo, dopo aver riconosciuto che “Einstein di psicologia capisce quanto me di fisica” Cioè nulla. L’ebreo Freud fu perseguitato dal regime nazista e le sue opere vennero bruciate e lui stesso costretto ad emigrare nel 1938 a Londra. Morirà l’anno dopo. Quattro delle sue sorelle saranno internate nei campi di concentramento dove troveranno la morte. Jung contesterà Freud sulla centralità del sesso nelle vicende umane, Adler anche. Il nazismo avrebbe potuto dimostragli che Hitler era solo un represso? O che Eva Braun era molto passiva e insoddisfacente a letto? Resta il fatto che l’odio razziale unito alla volontà di potenza incentrata su un soffocante delirio di supremazia nel mondo e scatenata probabilmente anche dalla misure punitive sul piano economico e finanziario della Germania decise col trattato di Versailles, stavano scatenando la più grande carneficina umana della storia. La libido era giunta al massimo? O, come sosterranno gli psicanalisi seguenti che si separeranno da Freud inventandosi anche una sorta di libido collettiva non sempre determinata dal sesso, le più grandi tragedie sono alimentate non solo dalla mancata soluzione del complesso di Edipo? Erich Fromm diede un’interpretazione psicanalitica, ma non psicosessuale, anche al fenomeno dell’autoritarismo nazista. Sai te che bello quando da studenti di Liceo immaginavamo un dialogo tra Marx e Freud in cui il primo rimproverava al secondo di non tenere presenti i condizionamenti socio-economici e il secondo rimproverava al primo di non tenere in alcun conto la psiche umana. Se avessimo inventato, come utile sintesi, il freudo-marxismo?
[…] Tratto dal blog “L’Occhio Del Bue” (LINK) […]
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