Ora e sempre resilienza…
È un termine oggi molto usato. Soprattutto in psicologia. Per resilienza si intende la capacità dell’uomo di affrontare le avversità della vita e di uscirne positivamente e addirittura rafforzato. È quel che può capitare a Letta e a Bersani, il primo tramortito dal gancio da KO di Matteo Renzi e spedito fuori dal ring e il secondo colpito da uno scherzo del destino, dopo avere subito quello elettorale. I due si sono abbracciati alla Camera con forte sentimento di solidarietà reciproca e anche con una certa carica di tensione emotiva. Sapranno superare le avversità e diventare anche migliori di prima. Avranno fatto tesoro della loro resilienza.
Letta adesso viaggia con moglie e figli, e dopo Londra, si avvia a toccare la terra ispanica. Ma è pronto, più pronto che mai ad affilare le armi della battaglia politica. Bersani è uscito dal tunnel. Ha affrontato e risolto la sua malattia e sedimentato i guasti della sconfitta. Intorno a loro l’affetto e la solidarietà che si deve ai vinti di successo. Generalmente a costoro si dà torto. A loro due, invece, si tende a dar ragione.
È questa tendenza che preoccupa. Perché significa che ai nuovi vincitori si dà tendenzialmente torto, e si riconosce loro, per il momento, solo il merito di aver vinto. Vedremo se Renzi e i suoi boys sapranno risolvere, non dico tutti, ma almeno alcuni problemi del Paese, riuscendo a tramutare almeno alcune parole in fatti. Ce lo dobbiamo augurare per il bene dell’Italia. Se non dovesse accadere i vinti di oggi si trasformeranno inevitabilmente in vincitori di domani. Accostando alle vecchie ragioni anche le nuove. Sarà davvero quella di Renzi, come dice Tabacci in odore di poltrona governativa, l’ultima spiaggia? Questi avvertimenti apocalittici sono generalmente strumentali. Non c’è mai un’ultima spiaggia. Non c’è mai un’ultima occasione. A meno che non lo si decida. E ci si comporti come quel podista che metteva il traguardo dove voleva lui senza avvertire gli avversari…
Leave your response!