Se potessi avere mille euro all’anno…
Speriamo che sia tutto vero. Matteo Renzi ha presentato dunque in stile Director Erbalife le sue decisioni. “Il governo secondo Matteo” ha dunque deliberato di stanziare dieci miliardi di euro da inserire in busta paga per lavoratori dipendenti con detrazioni Irpef per i redditi inferiori ai 25 mila euro l’anno. Dunque è stata sostanzialmente accolta la preoccupazione di chi riteneva che, estendendo la detrazione anche agli autonomi, potessero essere premiati anche gli evasori. Ma non basta.
In un esplosivo giorno da leoni Renzi ha anche stanziato due miliardi per abbassare l’Irap, l’odiosa tassa sulla produttività della aziende, tre miliardi e mezzo per l’edilizia scolastica, altri due per abbassare il costo dell’energia, poi il sostegno all’edilizia popolare, e infine lanciato il Jobs act, in due tempi, prima il decreto sui contratti a termine che si prolungano a tre anni, da uno che erano, e poi la riforma degli ammortizzatori sociali rinviata alla legge delega. Infine lo sblocco delle risorse che dovranno consentire il pagamento degli enti locali, questo tra qualche giorno.
Tutto in un annuncio, con slogan efficaci e ad effetto. Dieci miliardi a dieci milioni di italiani, cento giorni, come quelli di Napoleone, per la svoltabuona. Con la legge elettorale già approvata dalla Camera. La previsione di Matteo ha sforato solo di una settimana. Meraviglioso.
Noi non possiamo che commentare estasiati, quasi commossi. Che possa essere la svolta buona è davvero auspicabile per l’Italia che soffre. E che Matteo sia una sorta di uomo della provvidenza, ci potrebbe anche stare. Lasciamo perdere i precedenti che non si presentano mai in forme uguali. Restano tre domande non di poco conto. La prima riguarda il rapporto tra le decisioni, i decreti legge e i disegni di legge. Qui bisognerebbe essere un po’ piu chiari. Gli strumenti legislativi sono complessi, esistono anche i decreti attuativi, una volta approvata una legge.
Il Jobs act, ad esempio, rinviato a un disegno di legge delega significa un rinvio anche di un anno. Prima di dire gatto, proverbio popolare, mettilo nel sacco no? Poi una seconda, ovvia, sulle coperture. Le fonti oggi conosciute sono due: la spending review e la tassazione delle rendite finanziarie. Sulla prima Cottarelli ha annunciato di aver scovato 3 miliardi dei dieci stanziati, altri sette sono previsti entro al fine dell’anno. Dove e come ancora non è chiaro.
Sulle rendite finanziarie, oltre ai rischi intravisti da De Vico sul Corriere di oggi, restano i dubbi sulla capacità di prevederne i risultati per la spirale tra risorse presenti oggi e domani con la nuova tassazione cge passa dal 20 al 26 per cento. Probabilmente esiste anche un tesoretto di Letta dovuto al minor spread rispetto a quello previsto. Non sappiamo a quanto ammonti. Speriamo che il conto torni, perché la cifra prevista che, secondo i calcoli dei provvedimenti annunciati arriverebbe a sfiorare i cento miliardi, é davvero enorme.
Infine, terza domanda che riguarda il recente passato. Possibile che Letta non si sia mai accorto di questa grande opportunità e abbia continuato a cercare in Europa interlocutori dei quali oggi Renzi sembrerebbe poter fare a meno? Siamo a un bivio. Delle due l’una. O Letta ha dormito, di fatto costruendo così la sua tomba, oppure aveva anche lui previsto provvedimenti analoghi e poi sottratti sul più bello. In parte questa ammissione l’ha fatta in tivù l’ex ministro Saccomanni. Ma a prescindere da questa valutazione, resta dinnanzi ai nostri occhi l’ammissione sofferta della Camusso, che annunciava il suo entusiasmo con lo spirito di un condannato a morte. Mai gioia è stata manifestata con tanta tristezza. Mai ossimoro e stato così ben raffigurato come dall’espressione del segretario della Cgil. E qui entra in gioco la politica. Renzi non solo ha fatto a meno dell’Europa, ma anche del sindacato, e in parte proprio di quello più grande, nel quale ha privilegiato la minoranza Fiom. “Ha copiato le nostre proposte”, ha dovuto ammettere il leader della Cgil, e non capivi se volesse anche pretendere i diritti d’autore. Noi, invece, guardiamo ai fatti e ci auguriamo per l’Italia, per il governo, e anche per Renzi, che sia tutto vero.
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