Basta stragi a Gaza
In un editoriale precedente abbiamo riconosciuto le ragioni di Israele. I missili lanciati da Hamas sono una sfida al suo stato, alla sua sicurezza, alla sua salvaguardia. Abbiamo anche riconosciuto che mentre Netanyahu ha condannato sia l’uccisione dei tre ragazzi israeliani sia quella del giovane palestinese, Hamas non ha fatto la stessa cosa. Abbiamo anche sollevato la differenza tra le iniziative belliche di Israele che avverte la popolazione civile e quelle di Hamas che invece mirano proprio a colpire i civili. E abbiamo anche rilevato che mentre Israele aveva accettato la mediazione egiziana e il proseguimento della tregua, Hamas li ha rifiutati continuando a lanciare i suoi missili.
Adesso basta però. Si è abbondantemente superato il segno. Cinquecento civili uccisi a Gaza rappresentano un prezzo che nessuna legittima azione di difesa può giustificare. È vero. Se Israele non fosse dotata del suo scudo di sicurezza i mille e più missili che hanno sorvolato i suoi cieli si sarebbero abbattuti sulla sua popolazione e avrebbero provocato anche più morti. Ma anche di questo un Paese civile e democratico deve tenere conto. Non si può fare una guerra col condizionale. Non si può far finta di niente e sostenere un’operazione contro un popoloche non ha strutture di difesa e non viene difeso nemmeno dai suoi governanti. Anzi è forse usato dai suoi come scudo umano. Il sangue palestinese versato è un grande fardello che pesa su Hamas, ma anche su Israele.
I bombardamenti sono più feroci di un’azione di terra. Quest’ultima è più mirata, più funzionale a centrare solo obiettivi militari, certo comporta la messa a rischio anche dei militari del proprio fronte. Un bombardamento anche se diretto su obiettivi militari difficilmente riesce ad evitare quelle che cinicamente si definiscono perdite collaterali. Quanti bambini sono stati massacrati, quante famiglie distrutte, quanti padri e madri uccisi? E si tratta di esseri umani che non portano alcuna responsabilità nel confitto in corso. Così tutto si deteriora, ha ragione Kerry a parlare con acido rimprovero dei bombardamenti israeliani solo ipoteticamente chirurgici. Che cosa intende risolvere in questo modo Israele? Prenderanno piede sempre più in Medio Oriente le tendenze estremiste e anti sioniste, nel mondo quelle anti israeliane.
Quello che è successo proprio ieri in Francia con la ripresa dell’antisemitismo su larga scala è inquietante e senza alcuna giustificazione. Ma quel che conta ancora di più è la prospettiva di pace che si allontana. Che potere può ormai aver Abu Mazen e quanta popolarità rischiano di assumere le iniziative dei movimenti dell’estremismo islamico che stanno combattendo in Siria e in Iraq, ma che sono forti anche negli altri stati?Ormai è evidente che quel che succede in Palestina rischia di riverberarsi e di allargarsi in tutta la regione. È urgente deporre le armi, e poi rimettersi dietro un tavolo se non si vuole incendiare una zona che è già così calda. Troppi cerini sono già stati gettati in quella polveriera.
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