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Il mancato chiarimento dell’89 pesa anche oggi

13 Agosto 2014 969 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ho letto un’intervista dell’ex ministro Damiano a il Resto del Carlino nella quale, oltre a sostenere tesi in netto contrasto col governo Renzi, annuncia una sottoscrizione popolare per salvare l’Unità, in quanto “giornale di Gramsci”. Preventivamente ammetto che quel che scriverò si presta all’idea di rinfocolare polemiche del passato che non incidono sui problemi del presente. E che mai come oggi storia e politica poco o nulla hanno in comune. Siccome però è ormai diffusa l’idea che Gramsci sia stato una sorta di fondatore della patria, e non un comunista innanzitutto antiriformista (le sue polemiche contro Prampolini e il socialismo padano del 1920 fanno rabbrividire per virulenza) e poi l’uomo più fidato di Mosca, quando Togliatti flirtava con Bordiga, e infine certo una vittima della dittatura fascista e nell’ultima fase anche un eretico nel suo partito, non siamo noi a riprendere il filo del discorso, ma semplicemente a tentare di dipanarlo.

Il punto è che il Pd ha ereditato una storia e mezzo. La storia che ha ereditato è quella del Pci, la mezza è quella della sinistra Dc. E non mi si dica che i giovani che sono recentemente arrivati al partito non hanno militato in nessuno dei due partiti. È vero. Ma se sono allergici alla storia non è un bene. Se la studino, come abbiamo fatto noi ai nostri tempi. E seguano un filone politico rinnovandolo certo, ma senza pensare che tutto quel c’era prima sia stato una sorta di “non essere” parmenideo. Damiano giustamente riscopre teorie politiche come “liberismo”, al quale si contrappone. Dunque è ovvio che la storia del Pci sia entrata a pieno titolo nel Pd e che il tentativo di Renzi di innovare il partito, attraverso la rottamazione dei vecchi quadri comunisti, non basti ad espungere una tradizione consolidata, come è naturale che sia.

Non a caso il problema emerge quando si chiude un giornale che rappresenta una storia e che richiama un passato cui non si vuole rinunciare. Cosa possa mai avere in comune Gramsci, ma anche Berlinguer e vedremo cosa si dirà in questo agosto di Togliatti, con un Pd che scavalca a destra la socialdemocrazia europea, appare davvero un mistero. Ma lo è solo se non si tiene conto del grande chiarimento mancato dopo l’89. Quello che Occhetto, ma forse anche Craxi, non volle. Il grande chiarimento della conversione del Pci al socialismo democratico e alla unità socialista, al superamento della divisioni e delle scissioni. Da quel mancato chiarimento sono dipese tutte le successive confusioni. Ultima della quali quelle di un Gramsci antesignano e simbolo del Pd. Questo resta il grande inganno, la mistificazione più indecente, affidata allora ai tribunali dei palazzi di giustizia e non alla verità della storia.

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