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Adesso sono trenta, evviva

14 Ottobre 2014 3.785 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ogni giorno la manovra aumenta. Il mio amico Delrio precisa che sarà di trenta miliardi e non di ventitré. Meglio così. Quella annunciata ci sembrava deboluccia soprattuto per lo stimolo alla crescita, che dev’essere il primo obiettivo. Dunque saranno trenta i miliardi a disposizione. Almeno da quel che emerge oggi. Ma come verranno coperti? In parte aumentando il rapporto deficit-Pil dal 2,2 al 2,9, circa 11 miliardi, in parte, circa sei miliardi, dalla riduzione dei tassi sui titoli di stato grazie alla diminuzione dello spread. Secondo Delrio ci sarebbero poi 13 miliardi di spending review e 3 derivati dalla lotta all’evasione fiscale. Secondo i conti elementari sarebbero dunque anche più di trenta. Ma quando si mette in bilancio una risorsa che deriva da una lotta bisogna essere prudenti.

La notizia principale è però che ben 18 miliardi sarebbero utilizzati per detassare imprese e lavoro, con una sforbiciata sull’Irap e sulle nuove assunzioni. Avevamo scritto ieri che le poche risorse messe a disposizione per questa operazione erano insufficienti per contribuire a determinare una svolta. Diciotto miliardi sono altra cosa. Non saranno i trenta agitati da Alesina e Giavazzi, e nemmeno i venti richiesti da Turani, ma sono una cifra importante. Il problema è che non risulta chiaro se si tratti di diciotto miliardi in un anno, come afferma Delrio, o in due anni, come pare avere dichiarato Renzi (vedi Resto del Carlino p. 7). Forse come sempre è responsabilità dei giornalisti che non capiscono.

Restano certo sul groppone i dieci miliardi che servono per coprire la spesa degli ottanta euro e poco altro. Si confermano i bonus energetici e di ristrutturazione edilizia, che pare abbiano dato buoni risultati. Poi ci sarà anche da trovare il miliardo e mezzo previsto nel Jobs act per gli ammortizzatori. Però non è chiaro da dove arriveranno i 13 miliardi di risparmi. D’accordo tagliare di qua e di là, ministeri e regioni, aziende, qualche stipendio, poi mettere mano ancora alle risorse, ormai quasi estinte, dei comuni. Ma questo del post Cottarelli risulta il capitolo ancora meno chiaro. Mentre il Tfr non andrà nella legge di stabilità e verrà affrontato dopo, soprattutto se le banche finanzieranno l’operazione alle imprese. Far pagare con una mano quello che si concede dall’altra sarebbe ridicolo.

Naturalmente commentiamo le notizie di oggi. Se io fossi in Parlamento metterei il dito sulla piega dei tagli ai comuni (si ipotizza un miliardo e mezzo), che non vengono precisati, come se ogni comune dovesse tagliare quel che vuole, magari quelli virtuosi come quelli che lo sono meno. Su questo ingaggerei una battaglia socialista. Che è anche una battaglia di verità. È ora di dire basta con gli sprechi, se ci sono e nei comuni dove ci sono, ma anche basta coi tagli per i comuni che possono solo tagliare i servizi. I tagli lineari ai comuni sono una sciocchezza, ma possono diventare una bomba. Anche perché i comuni, a quel punto, sarebbero costretti ad aumentare le tasse e le imposte. Vogliamo fare una manovra alla rovescia? Dall’alto diamo contribuiti per abbassare le tasse e dal basso li togliamo?

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