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Lì no

26 Febbraio 2015 1.313 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Si fa sempre più concreta la possibilità di costruire un polo o un partito alla sinistra del Pd e l’intervista di Maurizio Landini a Il Fatto quotidiano lascia trasparire qualche disponibilità in tal senso del leader della Fiom. Anche se la sua discesa diretta in campo è stata poi smentita, è naturale che la Fiom darà il suo appoggio a un’iniziativa di tal genere. Diciamo la verità. C’è spazio alla sinistra del Pd per una forza politica. L’attuale collocazione del Pd, le stesse sue scelte di governo che rompono con il maggiore sindacato di sinistra, soprattutto a causa del contestato Jobs act, nonché la vittoria di Tsipras in Grecia, che contesta la politica economica della Unione europea, e il probabile successo di Podemos in Spagna, vanno in questa direzione.

Dunque perché mai dovrebbe fallire più o meno analogo esperimento in Italia, viisto che l’Italia soffre, forse un po’ meno di Grecia e Spagna, degli stessi mail? E perché gli stessi socialisti italiani non dovrebbero essere sensibili a tale richiamo? Cerco di rispondere al primo interrogativo, ma vorrei soprattutto diffondermi sul secondo, che può essere risolto anche indipendentemente dal primo. L’Italia è sempre stata, nella sua storia, un paese anomalo. Solo in Italia esisteva un grande partito comunista, che era a sua volta anomalo rispetto agli altri, solo in Italia esisteva un partito, la Dc, ininterrottamente al governo dal dopoguerra come conseguenza della prima anomalia.

Solo in Italia la fine del comunismo ha portato alla fine dei partiti non comunisti, solo in Italia il sistema politico precedente la caduta del muro è crollato, solo in Italia il più ricco imprenditore ha fondato un partito che ha vinto le elezioni due volte e le ha poi impattate altre due. Solo in Italia la rottamazione della classe politica ha fatto centro, l’esperienza è diventata un difetto e l’inesperienza una virtù. Solo in Italia la fine degli ex comunisti è stata segnata non già dalla supremazia del filone socialista democratico e dei suoi uomini, ma dal risorgente anelito ex democristiano. Potrei continuare con una legge elettorale che solo in Italia sancisce il dovere della vittoria di una sola lista. Di tutte le anomalie quest’ultima mi pare quella meno funzionale alla nascita di un forte partito collocato alla sinistra del Pd. Una lista di questo tipo non potrà certo vincere le elezioni, potrà solo stare all’opposizione. E come noto, vedasi la fine di Bertinotti e di Fini, gli italiani votano chi si presume che vinca, non chi si è certi che perda.

Potremmo noi essere interessati a questo progetto? Questo a prescindere dal vincere e dal perdere visto che a noi interessa solo esistere. Ma esistere, non sopravvivere travestiti da un abito che ci rende irriconoscibili. Credo che il socialismo riformista e liberale, l’esperienza del vecchio Psi, le stesse scelte compiute più recentemente, dalla Rosa nel pugno alla Costituente socialista, non vadano certo in quella direzione. Intanto perché quell’eventuale soggetto politico starebbe fuori dal socialismo europeo, come lo sono Tsipras, Podemos e Vendola. E sarebbe davvero un capolavoro finire fuori anche noi, lasciando dentro il Pd, dopo avergli rimproverato per anni di non farne parte. Ma c’è una questione più importante ancora che ci rende incompatibili con quell’operazione. E cioè i programmi. Davvero dovremmo sposare una posizione di vetero sinistra alla Landini che proclama mobilitazioni e scioperi anche quando un’azienda assume e si trova con cinque lavoratori su migliaia che gli danno ragione? Con chi contesta duramente il Jobs act senza dare priorità alla drammatica situazione della disoccupazione, soprattuto giovanile, che col Jobs act, mal che vada, c’entra nulla e dal quale, ben che vada, può invece ricevere un aiuto? Noi lì, no. Sarebbe venir meno a noi stessi. Poi affronteremo il problema del che fare e cosa, visto che l’Avanti non si è mai tirato indietro….

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