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Perché Salvini è due volte fuorilegge

24 Agosto 2018 599 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Anziché dedicarsi, come sarebbe giusto, a cambiare quel che fa acqua nella gestione dell’immigrazione in Italia, tra cooperative faccendiere, sfruttamento dei migranti nei campi del Sud, loro concentrazione nelle periferie urbane con scarse probabilità di integrazione, mantenimento di migliaia di loro in alberghi senza farli lavorare, il nostro ministro degli Interni si é strumentalmente concentrato su 170 poveretti che si trovano su un’imbarcazione italiana della Guardia costiera e che stanziano al porto di Catania senza poter scendere a causa del braccio di ferro da lui innestato.

Al solo intravvedere quei volti dei poveri disgraziati, smagriti e impauriti, mi viene spontaneo un senso di vergogna. Di vergogna per il venir meno di un minimo senso di umanità verso chi soffre. I medici parlano di scabbia, alcuni descrivono i bambini come scheletri, mentre fuori si concentrano in una poco nobile contrapposizione manifestanti dell’una e dell’altra parte. Sono usciti i bambini, per generosità salviniana, che molto assomiglia a quella dei terroristi buoni prima di far saltare un aereo. E tra loro alcuni eritrei. E allora mi viene spontaneo rimarcare che il nostro ministro degli Interni sta compiendo non uno, ma due reati.

Il primo è quello di impedire di far discendere da un’imbarcazione italiana, dunque da un territorio già italiano, i suoi componenti, raccolti in mare mentre stavano annegando. Si tratta di un reato che gia é sottoposto all’azione della magistratura nella fattispecie di sequestro di persone. Ma ce n’é un secondo, ancora più grave, perché atteggiamento in palese urto col dettato costituzionale. Leggiamo cosa prescrive al riguardo l’articolo 10 della Costituzione: «Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d’asilo».

Se vi sono bambini eritrei vi possono anche essere adulti eritrei. Leggo e riprendo alcuni passaggi dell’articolo di Gianantonio Stella pubblicato sul Corriere. In quel paese dopo una guerra furibonda é ancor oggi instaurata una dittatura spietata. Vi é negata ogni libertà, gli oppositori sono incarcerati e torturati. Dunque gli eritrei hanno il diritto di chiedere asilo politico. I rapporti di Amnesty International come l’ultimo, del febbraio scorso, sono inquietanti, dopo aver inserito l’Eritrea al 180esimo posto in fatto di democrazia, più o meno al pari della Corea del nord: “Sono in migliaia a tentare di fuggire per non subire l’oppressione del governo o per evitare la leva obbligatoria a tempo indeterminato”.

L’articolo 10 della Costituzione parla chiaro. Non accenna solo alle guerre, ma al diniego delle libertà democratiche sancite dalla nostra Costituzione. Dunque gli eritrei sono profughi e devono essere accolti. E se ci fossero somali, nigeriani, e appartenenti ad altri paesi illiberali, dittatoriali, crudeli? Signori miei, la Costituzione parla chiaro. Dovere di Salvini, che la Costituzione dimostra di non conoscerla, sarebbe quello di far discendere i migranti, accertarsi della loro provenienza, valutare le loro compatibilità o meno con le nostre norme sull’accoglienza. Invece il nostro bullo preferisce continuare questa sfida all’Okay Korall contro un manipolo di disperati.

Noi, questa l’obiezione che si sente in giro, non possiamo ospitare tutti. Per la verità abbiamo dati che dicono il contrario. L’Italia, secondo il Global Trends Unhcr, ha 2,76 profughi riconosciuti ogni 1.000 abitanti contro gli 11,5 della Svizzera, gli 11,7 della Germania, il 17,4 di Malta o i 23,7 della Svezia. Sì, ma i clandestini? Coloro che non sono profughi e non sono immigrati regolari devono essere rimpatriati. Ma anche qui. Non sono una marea. Si parla di qualche centinaia di migliaia mentre i regolari ammontano a solo l’8 per cento della popolazione, assai meno della Germania, del Regno Unito, del Belgio e della Spagna. Il problema é relativo alle difficoltà politiche, tecniche, economiche dei rimpatri, che sono assai più complicate del braccio di ferro sul porto di Catania.

Si occupi di questo Salvini e soprattutto continui la politica di Minniti con la Libia che aveva raggiunto ottimi risultati, anche se talune forme andavano riviste, vedasi la necessità di affidare all’Onu la gestione di tutti i campi di respingimento. No. Noi siamo concentrati in questa sfida tra Salvini e i disperati. Una sfida impari. L’uno ha il potere, gli altri la loro pelle. Uno sta al caldo del suo ufficio o a casa circondato dall’affetto dei suoi cari, gli altri sono prigionieri da giorni di un’imbarcazione, molti sono malati e denutriti, hanno visto in faccia la morte nell’orribile viaggio della speranza. Basterebbe questo per convincere senza ombra di dubbio tutti i socialisti, tutti i democratici, tutti gli uomini di buona fede e di buon senso, a schierarsi da una parte sola. Chi sta peggio ha il diritto di essere difeso.

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