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25 anni dopo

20 Gennaio 2025 39 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

In questi ultimi anni si è molto discusso di Craxi. Gianni Amelio ha girato il suo film dal titolo Hammamet in cui ha parlato di Craxi e della sua sofferenza. Sono poi stati dati alle stampe cinque libri, quelli di Cazzullo, intitolato proprio “Craxi, l’ultimo vero politico”, quello di Spiri che pubblica lettere personali e inedite del leader socialista, quello di Massimo Franco e quello di Fabio Martini a cui si aggiunge quello della Fondazione Craxi curato dalla figlia. Già in occasione del decennale l’allora presidente della Repubblica, nonché presidente del Csm, dichiarò per iscritto, in una lettera indirizzata alla moglie Anna, che Craxi era stato trattato “con una durezza senza eguali”. Ammissione che si poneva dunque in alternativa con la visione di una giustizia uguale per tutti. Recentemente il sen. Giovanni Pellegrino, ex Pci e Pds, ha rivelato che D’Alema lo aveva tranquillizzato perchè “Luciano (Violante) mi ha assicurato che i magistrati avrebbero lasciato in pace il Pds”. Era il turbolento 1993, l’anno delle manette facili, del dipietrismo imperante, del dominio delle toghe sulla politica e il Parlamento. In uno dei suoi discorsi al Senato Matteo Renzi ha citato uno dei discorsi più celebri del leader socialista, quello della chiamata a corteo sul finanziamento illecito e Violante ha riconosciuto che Craxi aveva ragione mentre Bettini ha ammesso che i suoi parlamentari si comportarono “con viltà”. Il presidente del Senato, ad Hammamet, riconosce oggi che Craxi non doveva morire in esilio definendolo, a proposito di Sigonella, come il primo sovranista e lo stesso Salvini annuncia per domani una visita ad Hammamet. Potrei continuare per sostenere che la rivalutazione di Craxi è definitivamente avvenuta. E che la sua figura è finalmente uscita dalla dimensione giudiziaria per rientrare in quella politica. D’altronde le due condanne che lo hanno colpito (con una velocita di passare in giudicato veramente sorprendente) erano entrambe basate sul teorema del “non poteva non sapere” smontato proprio dal giudice Nordio a proposito delle indagini su Occhetto e D’Alema. Imbarazzante che sia sta usata solo per lui. Tutto questo comporta una rivisitazione della storia e soprattutto di quel biennio giudiziario a senso unico che ha colpito, come il doping per i ciclisti, qualcuno tralasciando qualcun altro e che ha cambiato il corso della politica dopo l’89. Questo non influenzerà il corso della politica. E’ troppo tardi per pensare che la rivalutazione di Craxi porti anche alla rinascita del suo partito. Eppure un misto di orgoglio e di soddisfazione deve animare tutti i socialisti che hanno vissuto la storia del vecchio e solo Psi. Una volta Rino Formica mi confidò che ci avrebbero chiesto di vergognarci non solo delle nostre colpe, ma anche delle nostre ragioni. Teniamole alte queste ultime perché quelle del Psi con la segreteria Craxi e con un gruppo dirigente come quello formato da Claudio Martelli, Gianni De Michelis, Giuliano Amato e Rino Formica erano forti e indiscutibili. Le grandi battaglie per la libertà dei popoli, sia quelli soggiogati da dittature fasciste sia quelli dominati da aristocrazie comuniste, la conciliazione del concetto di socialismo con quello di patria (la riscoperta di Garibaldi), l’intuizione di Claudio sull’alleanza del merito e del bisogno, le leggi sul divorzio e sull’aborto di Loris Fortuna, la posizione tenuta sul caso Moro che nei giorni scorsi lo stesso Piero Fasdino ha riconosciuto come giusta, la lotta vinta sull’inflazione col decreto di San Valentino e il referendum vinto, l’eliminazione della religione cattolica come religione di Stato, l’operazione Sigonella e la negazione all’uso delle basi americane in Italia per bombardare la Libia. Tutto questo è altro ancora porta il segno dei socialisti. Un quarto di secolo dopo possiamo finalmente veder riconosciuto il nostro ruolo per l’equità e la libertà dell’Italia. Craxi, che pure ha commesso errori di valutazione e di sottovalutazione, viene rivalutato più a destra che a sinistra? Non c’è da stupirsi. A sinistra noi possediamo il demone della ragione. Siamo la coerenza rispetto alla falsificazione, il garantismo anche per gli avversari rispetto a quello a senso unico, la lotta per i più deboli attraverso il riformismo e non l’assistenzialismo, il coraggio di andare contro corrente e non la viltà che rincorre il populismo. Per questo siamo un po’ esiliati anche noi e ci poniamo come eretici in questa sinistra. Che di noi ha una certa paura.

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