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Il Pd e la doppia identità

18 Marzo 2025 74 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Non é un caso che il Pd si divida. Il Pd é un partito diviso. Fin dalla nascita, al Lingotto, dove, con la supervisione di Veltroni, congiungeva due anime, quella post comunista dei Ds e quella prevalentemente cattolica della Margherita. Il “mai stato comunista“ Veltroni pensava di riassumerne l’identità nel mito americano dei Kennedy e ancor prima di Rosevelt. Aggiungendoci magari un po’ di Martin Luther King e di Obama e del suo “Yes, we can”, tradotto nel veltroniano “Si può fare”. I precedenti italiani sono poi divenuti Berlinguer e Moro, che insieme al governo non sono stati mai. E perfino De Gasperi che dei comunisti era fiero oppositore cacciandoli dall’esecutivo nel 1947.  Insomma una grande frittata che di americano aggiungeva anche il nome. Esisteva solo in America infatti il Partito democratico. Il Pd era alla sua nascita un partito a-europeo, che disdegnava le socialdemocrazie e che non era iscritto al Pse. Tra i suoi punti di riferimento non c’erano Turati, Nenni, Saragat, mentre Craxi i pidini lo consideravano, molto più della destra, tranne qualche timida revisione dalemiana, un politico fallito, quando non qualcosa di peggio. Tutti i nodi vengono al pettine. Magari uno alla volta e piano piano. Mettiamoli in fila. Il Pd é passato dalla segreteria Renzi, che rappresentava un riformismo moderno, alla segreteria Schlein, che rappresenta un massimalismo vetusto. Tra un presidente del Consiglio che si vantava del suo jobs act a una segretaria che lo vuole abolire. Non tutti sono ovviamente d’accordo. L’area riformista lo vuole mantenere giudicandola un’ottima legge. Per non parlare della riforma della giustizia. La separazione delle carriere dei magistrati (era a suo tempo una battaglia specifica del nonno della Schlein, il senatore socialista Agostino Viviani) é valutata dal gruppo che sta intorno alla segretaria come um tentativo di “minare l’autonomia della magistratura”, potere sacrale, come quello degli aruspici romani, che di errori ne hanno fatti a bizzeffe anche nei delitti comuni (trasecolo al pensiero, a proposito di Garlasco, che si sono riaperte le indagini mentre il condannato sta orami terminando la sua pena e a proposito di Avetrana che ci siano due donne in carcere che si professano innocenti mentre lo zio della vittima, che si autoaccusa del delitto, sia invece fuori). Ma lasciamo perdere. Leggevo invece che il guru del Pci, Pds, Ds, Pd Goffredo Bettini, gran cerimoniere e sacerdote a cui gli altri dirigenti affidano i loro dubbi, si era detto favorevole. Ma é in Europa che questo partito fa acqua. Per due volte, l’equiparazione tra nazifascismo e comunismo e poi tra croce uncinata e falce e martello (quest’ultima obiettivamente un po’ storicamente azzardata), avevano preso in contropiede i deputati europei del Pd che si sono divisi nel voto, mentre non é stato così per i deputati socialisti, socialdemocratici e laburisti. Evidente che il cordone ombelicale con la storia del comunismo italiano non sia stata rescissa. Ed é comprensibile. Il solo partito socialista europeo che non ha un passato socialista é il Pd. Ma la divisione più esplicita é stata prodotta dal voto sul piano Re arms Europe o Defend Europe proposto dalla Von Der Leyen: 11 astenuti e 10 favorevoli. Ha pienamente ragione Piero Fassino, un ex comunista col cuore e i genitori socialisti, che sostiene che un partito deve avere un’unica politica estera (per la verità non ce l’ha neppure il governo, ma si tratta di un’alleanza). L’ex cossighiano ed ex presidente del gruppo Pd al Senato Zanda invoca il congresso e sostiene che la Schlein non può fare la candidata premier, mentre Bonaccini, che pure ha votato sì, smorza i toni. La Schlein é stata la sua vice e lui é il suo presidente. Noblesse oblige. Anche i riformisti, tra i quali emerge sempre più la tentazione di lanciare Gentiloni, non si capisce se come leader di un’alleanza o di un nuovo partito, paiono divisi. D’altronde sono coerenti, in un partito diviso come il Pd, dove l’unità é artificio sconosciuto.

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