La pace ingiusta
Meglio una pace ingiusta che nessuna pace, scrive Zagrebelsky, quello che intima a tenere giù le mani dalla Costituzione se le mani sono di Renzi ma non dice nulla se sono quelle dei Cinque stelle (e la riforma Renzi era ben più strutturata del semplice taglio dei parlamentari). Travaglio in Tv delira sulle responsabilità dell’Occidente e della stessa Ucraina tanto che una pace ingiusta sarebbe, a suo parere, fin troppo giusta. I mini accordi di Riad (sospensione dei bombardamenti sulle infrastrutture e libera circolazione delle imbarcazioni commerciali sul Mar Nero) sarebbero contraddette dai comportamenti dei russi, ma anche da un documento delle delegazioni americane e ucraine che non contiene quello delle delegazioni americane e russe. Ma di passi in avanti almeno verso una tregua, nessuno. Zelensky l’aveva accolta positivamente, Mosca no. I punti di fondo restano però due. E sono attinenti i territori e le garanzie di sicurezza ai nuovi confini. Trump, ovviamente, spingerà gli ucraini ad accettare che i territori occupati dai russi diventino “de iure” territori russi e non garantirà nulla, visto che ha dichiarato che nemmeno un soldato americano verrà impiegato in quella missione. E l’Europa? Come sempre, al pari del Pd, l’Europa risulta divisa. Anche nel gruppo dei cosiddetti volonterosi c’è chi, come Francia e Regno Unito, si è dichiarato disponibile a inviare soldati e chi, come l’Italia, ha precisato che lo potrebbe fare solo nell’ambito di una missione Onu proponendo che per l’Ucraina si applichi l’articolo 5 del trattato Nato. Leggiamolo insieme questo articolo. Esso prevede “che un attacco armato contro uno Stato membro sia considerato quale attacco diretto contro tutte le parti, impegnando ognuna ad assistere la parte o le parti attaccate, facendo ricorso, se necessario, all’impiego della forza armata”. Cioè in buona sostanza l’applicazione di questo articolo prevede che se la Russia dovesse varcare i confini tutti i paesi del Patto atlantico si troverebbero in guerra con la Russia. Si tratta in sostanza dell’applicazione dell’articolo più importante del trattato dell’Alleanza atlantica. E’ come accettare che l’Ucraina entri nella Nato. Non so se la Meloni se ne rende conto. Ad ogni modo se i pacifinti (la definizione è del grande Marco Pannella), i putiniani, i neo trumpiani preferiscono una pace ingiusta a nessuna pace, il governo italiano si pone a metà strada garantendo che al posto di un soldato invierà un articolo. Nell’editoriale del Corriere di oggi Paolo Mieli argomenta bene i pericoli di una pace ingiusta. Innanzitutto il rischio è che non rappresenti la fine della guerra. E perchè mai gli ucraini, anche nella forma della guerriglia, non dovrebbero continuare una lotta armata per la loro indipendenza nei territori occupati dai russi? E perchè mai lo stesso Putin non dovrebbe continuare il suo disegno espansionista e imperialista? Sistemato Trump con le terre rare e cogli accordi commerciali, con la garanzia che a Panama e magari in Canada potrà fare quel che vuole e che in Groenlandia opereranno insieme e magari sbarrando la strada alla Cina (ma davvero Trump si illude che la Russia, indebolita dalla guerra e dalle sanzioni possa fare a meno degli aiuti cinesi?), potrà fare quel che vuole. Un vago sapore di Monaco 1938 s’avverte nell’aria. Starmer e Macron non sono Chamberlain e Daladier, per fortuna. E hanno capito l’inganno.
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