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Dazi e strazi

8 Aprile 2025 63 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il presidente americano Trump ci ride su e va alla lavagna con tutte le sue tabelle. Assicura che passerà questa crisi dovuta all’annuncio dei dazi. Prevede anzi un nuovo boom economico. Per l’America o per i daziati? Intanto ha parlato di “dazi gentili e reciproci” che riguardano 180 paesi. Alla Cina é riservato un bel 34% (Pechino ha risposto elevando i suoi del 34%), Taiwan, amica degli Stati uniti, é al 32, il Giappone al 24, l’India al 26, la Ue al 25 e il Regno Unito al 10. Per Trump si tratta solamente di una parte, il Regno unito é in pareggio, dei dazi o i balzelli vari che questi paesi hanno imposto all’America. Ma vediamo le conseguenze immediate. Nel giorno cosiddetto della liberazione e delle tariffe reciproche la Goldman Sachs prevede un cupo periodo di recessione per gli Stati uniti, un inflazione al 3,5 e una disoccupazione al 4,5, mentre ribassa il Pil all’1%. Tutte le borse soffrono cali vertiginosi, da Sp in calo del 6,3, al Nasdaq in calo del 6, a Honk Kong giù del 9. In Europa non si fanno eccezioni con Milano che soffre di più: meno 3,6 e non accadeva dal tempo del Covid. Falcidiati i grandi dell’economia e della finanza con Zuckemberg che perde 17 miliardi in un giorno e Bezos 16. Musk perde 8.6 miliardi. Bell’affare no? Storicamente é accertato che colui che mettevi dazi ci rimette. Vedremo nei prossimi giorni. Due sono le considerazioni. La globalizzazione e il Wto, la liberalizzazione dei commerci, andavano regolati politicamente e certo un’economia mondiale unica abbisognava di un governo politico globale. Sono rinati invece i nazionalismi e quello di Trump, a capo della più grande potenza nazionale, é un nazionalismo irresponsabile perché prescinde dai legami non solo economici ma politici con le altre nazioni, cogli altri continenti, col mondo. Per lui le nazioni amiche sono quelle che pagano, quelle nemiche son quelle che non fanno gli interessi americani. La libertà, l’indipendenza, gli aiuti, l’ambiente, la sanità, son tutti accidenti. Dell’Ucraina a lui non interessa l’indipendenza ma le terre rare e la Groenlandia sarà americana, dice, “in un modo o nell’altro”. Il tema é: quali vantaggi l’America procurerà a se stessa a prescindere dalla politica e assegnando a ognuno col gessetto la percentuale di quel che gli deve come se fossero voti a scuola? Secondo punto. In un mercato globale sono nati prodotti globali. Prendiamo l’automotIve. Secondo gli economisti i dazi del 25% annunciati da Trump sulle importazioni di automobili rischiano di creare danni ingenti alla filiera produttiva e rivelarsi un boomerang per l’economia americana. Le misure infatti colpiranno un settore che genera un indotto di 450 miliardi e basato su una produzione fortemente integrata soprattutto con Canada e Messico. Se la produzione automobilistica americana subirà, per via dei vari pezzi prodotti altrove, e oggetto di dazi, un vigoroso aumento di prezzi potrà registrare anche un calo di vendite e i dazi potranno rivolgersi contro tutte le filiere interne coinvolte. Trump intende coi dazi riequilibrare il rapporto tra auto prodotte in America e auto importate. Queste ultime sono state 7 milioni e 600mila nel 2024 contro i 10 milioni prodotti in America. Ma anche qui l’aritmetica non serve. Se anche la produzione americana subirà, per gli intrecci cogli altri paesi, il peso dei dazi si verificheranno conseguenze piuttosto evidenti sul mercato interno. Intanto la Ue sta studiando contromisure e anche la Meloni ritiene che nessun paese possa fare da solo. Quella dei dazi é una partita da giocare insieme. Trump la sta giocando contro tutto e tutti. Scivolando sui dazi, come su Putin e in Ucraina, rischierebbe di perdere non solo il suo consenso internazionale, per quel che é, ma anche quello interno. Certo é che prima del funerale di Trump bisognerebbe celebrare quello della globalizzazione.

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