Lega (mi) agli Interni
Matteo Salvini si è fatto incoronare leader della Lega contro nessuno. Ma questo era nelle prerogative congressuali del partito suo come di un partito qualsiasi. Si è fatto anche candidare all’unanimità al ministero dell’Interno. E questo è francamente inusuale in un congresso. Il ministero dell’Interno non è proprietà della Lega e al ministero dell’interno c’è già un ministro, e cioè Piantedosi. Dunque il fatto di candidare Salvini implica la volontà di sfrattare Piantedosi e il fatto di richiederne la rimozione comporta un giudizio negativo della Lega sul suo operato. Ma diciamo di più. O la richiesta implica una sua accettazione, ma viste le reazioni della Meloni che invita il governo a lavorare e di Forza Italia che invita la Meloni a lasciare tutte le pedine al suo posto, pare proprio che la richiesta finisca nel nulla, oppure il richiedente viene sconfitto perchè la sua richiesta viene cestinata. E allora? La vecchia e rimpianta vecchia politica raccomandava di non chiedere mai quel che sai non ti verrà accordato, perchè indebolisci la tua posizione. Una richiesta respinta al mittente può salvaguardare la condizione di chi la fa solo se quest’ultimo reagisce al diniego con una rottura. Ma Salvini vuole questo? Ne dubito. Oltretutto i sondaggi non è che diano la Lega in forte aumento. Può darsi che il tema dell’immigrazione scaldi gli animi e il pugno duro del leghista possa suscitare più consensi del guanto di velluto di Piantedosi. Che la Lega si stia smarcando dal governo, sottolieando i termini del suo dissenso, però, questo è un fatto. Dal trumpismo ortodosso al voto contrario alla Von der Leyen, al no al Defense arm e alle posizioni su Putin e sull’Ucraina non capirei neanche il motivo per cui i leghisti debbano piegarsi per governare con gli altri due partners e soprattutto con Forza Italia che appartiene al Partito popolare europeo. La tessera di Vannacci, quello che pensa che il mondo vada all’incontrario e lui solo sia nel giusto, rende la Lega ancor più esterofoba e anti europeista. Eppure non credo che Salvini voglia rompere. Anche qui. Per rompere un’alleanza bisogna costruirne una alternativa. E quale sarebbe? Il vecchio cordone coi Cinque stelle? In effetti tra Conte e Salvini c’è già stato un feeling di governo durato poco. E sui temi elencati prima i due si avvicinano più di qualsiasi altro. Ma per ora è meglio tenerlo segreto questo flirt di Primavera e accontentarsi di chiedere un ministero e farselo negare. Segnando una sconfitta nella marcia, non breve, di allontanamento. Forse dobbiamo intenderla così questa richiesta respinta al mittente: un primo dissenso per marcare una differenza e un primo assaggio in una marcia per un futuro divorzio. Perchè, sia chiaro. Se con Forza Italia Salvini registra un dissenso politico, verso la Meloni avverte fitte di acidità allo stomaco originate dal rammarico per avergli fregato i voti facendolo scendere dal 34 all’8%. Un rammarico anche comprensibile. E per ora silente. E solo nascosto nelle pieghe di un nervoso sorriso.
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