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Perché il ‘25 deve essere l’anno della Kuliscioff

8 Aprile 2025 70 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

La Kuliscioff e Turati non erano solo una coppia, ma un leader. Un leader politico e culturale del socialismo delle origini. Antonio Labriola anzi scrive che “l’unico uomo che esiste nel Psi é una donna”. Quanto Anna influenzasse Filippo e quest’ultimo Anna non si può dire. Ma Anna non sempre fu d’accordo con Filippo. Ad esempio, quando gli propose di estendere il diritto di voto anche alle donne e lui recalcitrava perché pensava che il sesso femminile fosse a quei tempi troppo condizionato dalla Chiesa, o quando nel 1921 gli consigliò di farla lui la scissione del Psi e di fondare un partito del lavoro riformista che potesse creare un governo democratico coi popolari e i liberali progressisti e sbarrare la strada al fascismo. Aveva ragione lei nell’uno e nell’altro caso. Anna nacque in Russia a Sinferopoli e si chiamava Anna Moseevna Rozenstein nel 1855. Era dunque di due anni più anziana di Turati. Morì a Milano il 27 dicembre del 1925. Ricorre dunque quest’anno il centenario della sua scomparsa. La battaglia per i diritti alla donne fu il suo principale obiettivo. Scrisse libri, articoli, fondò un’associazione. Le sue battaglie sulla parità anche di comportamento si scontrarono con l’uomo dal quale ebbe la figlia Andreina, Andrea Costa e da una lettera a lui indirizzata emerge la mentalità di una donna dei tempi nostri nei confronti di un uomo dell’Ottcento. Anna aveva dovuto studiare all’Università di Zurigo perché in Russia non era consentito alle donne l’accesso universitario, prima ingegneria, poi passò a medicina. Tornò in Russia ma venne espulsa perché sovversiva anarchica. Fu a Parigi e lí incontrò Costa al quale fornì sollecitazioni per passare dall’anarchismo al marxismo. Nel 1885, dopo la separazione con Costa, incontrò a Napoli (dove si laureò in medicina specializzandosi in ginecologia) Filippo Turati e con lui si accompagnò trasferendosi a Milano, in un appartamento di Portici della galleria 18, portando con sé la figlia Andreina. La casa divenne salotto di intellettuali, poeti, giornalisti (Luigi Maino, Ersilia Maino Bronzini, Ada Negri) e lî nacque nel 1891 la rivista Critica sociale della quale Anna divenne con Filippo codirettrice. Nel frattempo la Kuliscioff si recava nei quartieri popolari ad esecitare gratuitamente la propria professione e i milanesi la battezzarono “la dottora dei poveri”. Scrive Carlo Silvestri: “Il migliore cervello politico del socialismo italiano fu realmente quello della soave e fiera donna, innanzi alla quale non vi fu mai chi non si chinasse deferente e ammirato, Mussolini compreso”. Si può dire che il contributo recato dalla Kuliscioff alla fondazione del Partito dei lavoratori, nato a Genova nel ferragosto del 1892, fu il più prezioso. Presiedette il congresso, orientò la preparazione dello statuto e del programma. Come ë noto gli anarchici e gli operaisti costrinsero i socialisti ad abbandonare la Sala Sivori, a ritrovarsi a sera nel ristorante della Discesa pollaioli e la mattina dopo nella sala dei carabinieri (ma il congresso, per il gran caldo si svolse all’aperto). Il contributo di Anna al partito, divenuto Psli al congresso dell’anno dopo svolto a Reggio Emilia, e poi Psi, al congresso di Parma del 1995, svolto in forna semiclandestina a causa della repressione crispina, fu notevole. Tanto che, nel 1988, dopo i moti di Milano e le fucilate di Bava Beccaris fu arrestata assieme a Turati per il reato di opinioni sovversive. Rimase nelle patrie galere otto mesi e il suo compagno Filippo dovette attendere ancora un anno. Fu lei, con la tempra della donna forte, a preoccuparsi per la tendenza depressiva di lui. Secolo nuovo e nuova vita anche per i socialisti che appoggiano i governi liberali, dopo le nuove repressioni di Pelloux (in carcere in quel ‘99 finì anche l’evangelico Camillo Prampolini). La Kuliscioff elaborò un testo di legge per la tutela del lavoro minorile e femminile che, presentata al Parlamento dal Partito Socialista Italiano, venne approvata nel 1902 come legge Carcano, Anna Kuliscioff, assieme alla sindacalista Maria Goia, ebbe parte attiva anche nella lotta per l’estensione del voto alle donne tanto che, col suo sostegno, nel 1911nacque il Comitato Socialista per il suffragio femminile. L’anno successivo, però, una legge di Giolitti sull’istituzione del suffragio universale solo maschile, che estese tra l’altro il diritto di voto anche agli analfabeti che avessero compiuto i trent’anni, continuò ad escludere le donne dal diritto di voto. Per Anna iniziò un periodo di scoramento, durante il quale anche il rapporto con Filippo Turati si incrinò. Fu neutralista durante il primo conflitto bellico ma con Turati non lo fu dopo Caporetto quando l’Italia fu invasa dalle truppe austriache. E alla rivoluzione russa guardò criticamente come allo stesso Lenin che aveva conosciuto a Zurigo. Entrò in contatto con la russa Angelica Balabanoff, che invece fu succube ad un tempo di Lenin e di Mussolini, divenendo l’amante di quest’ultimo. Ma che nel 1946 si convertí al socialismo democratico aderendo alla scissione di Palazzo Barberini del gennaio,1947. Come ho ricordato la Kuliscioff consigliò a Turati di fondare un nuovo partito riformista che aveva il consenso della gran parte dei parlamentari socialisti troncando ogni rapporto coi rivoluzionari e i comunisti. Era il 1920 e forse la democrazia la si sarebbe potuta salvare. Il nuovo partito, frutto di una espulsione, venne creato solo all’inizio di ottobre del 1922, a pochi giorni dalla marcia su Roma. E suo segretario venne nominato Giacomo Matteotti, ucciso dai sicari fascisti nel 1924. L’anno dopo si spense Anna e al suo funerale seguito da una moltitudine di popolo i fascisti furono protagonisti di un’indegna gazzarra.  La storia la onorerà anche se con qualche lacuna e dimenticanza. La mostra di Milano, allestita dalla Fondazione Kuliscioff, non può essere l’unico segnale di riconoscimento. Occorre che giornali, televisioni, partiti politici, associazioni riformiste e femministe traccino un programma di celebrazioni della più grande donna impegnata in politica, nel socialismo riformista e nelle battaglie delle donne. Una donna moderna nata nell’Ottocento.

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