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Le Palme insaguinate

16 Aprile 2025 55 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Bombardamenti nella domenica delle Palme su una cittadina ucraina, Sumy, dell’aviazione russa. Colpiti genitori e bambini che stavano recandosi a messa. Risultato: 34 morti e 100 feriti. Ieri. Oggi sono saliti a 35 i morti e a 119 i feriti. Le solite voci sbilenche. E a Gaza? Colpito un ospedale dove tenevano armi i terroristi di Hamas, dopo aver avvertito dell’azione militare. Ma fa lo stesso. Vedere come é ridotta Gaza strappa il cuore e mi chiedo se Israele non avesse un altro modo per combattere Hamas. Ma riaggiustiamo il tiro per i benaltristi. E restiamo in Ucraina, una nazione aggredita da un’altra nazione senza una motivazione che non sia l’assoggettamento all’imperialismo russo. Trump, il presidente americano sempre più disponibile verso Putin, e soprattutto concentrato a dar pace ai contendenti, se non nel giro di 24 ore come aveva promesso, almeno in 24 giorni o forse in 24 mesi, ha subito giustificato i russi parlando di un possibile errore. Un errore costato la vita a uomini, donne e bambini. Non é finita. E’ appena terminata un’intera notte di bombardamenti russi. A Odessa i droni hanno, anch’essi, colpito un ospedale, sette i feriti. Attacchi anche su Dnipro e nel Donbass. Alla dura condanna della Von Der Leyen, si sono aggiunte, con toni chiari e omogenei, quelle del laburista Starmer, di Macron e della Meloni. L’Europa, tranne i putiniani d’Ungheria e di Slovacchia (per quanto tempo ancora Orban e Fico saranno ammessi alla Ue?), ha finalmente una voce sola. Da destra a sinistra si leva un coro unico. Zelensky invita Trump a vedere di persona i massacri di Putin. D’altronde che questo sia il modo per concepire almeno una tregua lo si era già capito. Mentre il presidente della nazione aggredita aveva accettato di deporre le armi il presidente del paese aggressore no. E l’ha presto dimostrato con l’orrore (o l’errore) di Sumy. Il problema é che un negoziato, lo dico a proposito di chi contrappone alla via della difesa armata quella del negoziato, non é mai incominciato. Mai si sono incontrate delegazioni ucraine e russe e quelle americane e ucraine oltre a concordare sul “risarcimento” delle spese americane attraverso i prodotti delle terre rare e della disponibilità ad una tregua da parte ucraina, non sono andate oltre. L’incontro di venerdì scorso a San Pietroburgo, durato quattro ore e mezzo, tra l’inviato speciale statunitense Steven Witkoff che ricopre una posizione primaria nel dialogo tra Washington e Mosca, e il presidente russo Vladimir Putin, terzo faccia a faccia consecutivo, non sembra aver portato a risultati concreti. Anche l’incontro tra Trump e Putin continua ad essere rinviato. L’Europa, invece, si sta muovendo e accentua gli aiuti militari all’Ucraina, unico modo per mettere in difficoltà Putin e costringerlo a trattare. Dopo la Francia anche la Germania, attraverso il cancelliere in pectore Merz ha manifestato la sua disponibilità a fornire a Kiev i sistemi missilistici a lungo raggio Taurus, prendendo così le distanze dal suo predecessore Scholz. “Anche i britannici e gli americani lo fanno”, ha dichiarato Merz. La pace in Ucraina pare fuori portata e come riferito dal ministro della Difesa tedesco Pistorius “la Russia deve capire che l’Ucraina é in grado di continuare a combattere e che noi la sosterremo”. Difficile dargli torto. Mi pare che la posizione dell’Europa, col suo asse centrale composto da socialisti (tranne il Pd della Schlein) e i popolari, sia fermo nel sostenere che la pace in Ucraina la si potrà ottenere non solo con un negoziato ma continuando la lotta di resistenza all’aggressore, per limitarne le pretese e le ambizioni.

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