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Trump e la volgarità politica

16 Aprile 2025 60 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Siamo di fronte al peggiore scenario mondiale del dopoguerra. A capo del più importante paese del mondo c’è un personaggio da commedia (ma “la commedia finì in tragedia”, scandisce il libretto di “Un ballo in maschera” di Verdi) che minaccia, offende, promette e poi smentisce, e lo fa con un linguaggio volgare da bettola di periferia. Quello di ieri in cui Trump invitava I suoi interlocutori a baciargli il deretano non è che l’ultima uscita di una serie di imprecazioni e di sbruffaggini e di stolte invocazioni contro il mondo intero. D’altronde il linguaggio triviale è di moda alla Casa bianca e nel governo. Musk oggi ha definito “cretino” e “somaro” il consigliere commerciale di Trump Peter Navarro. E che dire dell’incontro nello studio ovale tra Trump e Zelensky e del linguaggio usato da primo? Ma il massimo del narcisismo idiota, dopo la riviera di Gaza, è costituita da quella banconota col volto di Trump che costa 5milioni di dollari, il prezzo per ottenere in cambio la cittadinanza americana. L’obbrobrio di scambiare i diritti e di comprarli o negarli in base al reddito è una vera e propria infamia. D’altronde credo che a Trump resti solo il linguaggio. Cioè la forma del suo governare. Una forma che unisce egocentrismo, supponenza e discriminazione. I suoi contenuti stanno subito vacillando. Ha dovuto sospendere per novanta giorni i dazi perchè si è accorto che il solo enunciarli ha messo in crisi le borse di tutto il mondo. Ha aperto una guerra commerciale con la Cina senza accorgersi che Pechino detiene (o deteneva) ben 300 miliardi di dollari del debito americano, secondo solo al Giappone con 671 miliardi, e che averli messi in vendita è costato un generale rimbalzo negativo agli altri titoli. La mano pesante di Trump aveva addirittura elevato al 120% i dazi alla Cina. Una provocatoria follia a cui Pechino aveva reagito imponendo ai prodotti americani un 80% di tariffe aggiuntive. Insomma, consapevole dei disastri provocati ma assolutamente fiero di averli provocati, Trump ha fatto marcia indietro. Solo una tregua? Non penso, visto che il passo indietro ha provocato solidi e immediati rialzi di borsa. Trump aveva anche promesso in poche ore di mettere fine alla guerra in Ucraina. Ma si è reso conto che Putin non è disponibile nemmeno a un cessate il fuoco, accolto immediatamente invece da Zelensky. Anzi Mosca continua a bombardare e ieri nove bambini sono stati uccisi nelle vicinanze di Kiev. In Palestina sono ripresi i bombardamenti israeliani, altro che spiaggia per ricchi signori e sdraie al sole e aperitivi per lui e Natanyahu, mentre la trattativa sul nucleare con l’Iran non riesce a cavare un ragno dal buco. Ma in generale seminando odio e sfide a mezzo mondo, producendo minacce e offese, Trump aggiunge volgarità a tragedie. Gradasso ed esaltato si atteggia a risolutore quando risulta invece provocatore di effetti negativi o di colossali rodomontate. Per dirla con una frase abusata Trump appare sempre più la malattia e non la medicina per gli Stati uniti e il mondo. Descrive l’Europa come un covo di parassiti e non come la culla della democrazia. Pare non voglia addirittura trattare con l’Ue ma con i singoli paesi. La Meloni appare consapevole che non può inginocchiarsi e men che meno fare quel che ieri ha suggerito Trump perchè senza l’Europa l’Italia conterebbe nulla. Il tema dell’insensibilità al tema della democrazia e l’indifferenza a quello. della dittatura è oggi il nuovo approdo dell’inquilino della Casa bianca. Anche il suo nemico numero uno, Xi Jin Ping non viene attaccato perchè a capo di una dittatura ma perché concorrente commerciale e lo stesso Putin non perchè ammazza i dissidenti e perché aggredisce un paese indipendente ma perchè subalterno a Pechino mentre Zelensky ha dovuto riconoscere il diritto americano a cibarsi delle terre rare in cambio della sua mediazione. Una nazione, la principale, che ha combattuto il nazi fascismo e il comunisno portando generalmente libertà, con la tragica eccezione dell’America latina, adesso non solo provoca danni economici al mondo intero ma mette in vendita la libertà e l’indipendenza dei popoli. Bè, caro Netanyahu, se non potrai goderti la riviera di Gaza potresti sempre andare a sciare sui ghiacci divenuti neve della Groenlandia…

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