Le due sedie
I funerali di personalità importanti sono da sempre occasioni per incontri politici. Non vi é da stupirsi dunque che sia stato così anche in occasione delle esequie di un papa e per di più di un papa amato dal mondo intero, o quasi. Quell’iconografica foto di Trump e Zelensky seduti su due sedie di fronte l’uno all’altro ha assunto l’immagine di un dialogo tanto più intenso quanto più si avvicinavano i due presidenti e di una pace possibile per “la martoriata Ucraina”, come in più di un’occasione l’ha voluta definire il pontefice, omettendo però il nome di chi l’ha martoriata. Come scrive giustamente Paolo Mieli nell’editoriale odierno del Corriere, nello stesso giorno la Russia innalzava lo scontro, dopo non aver risposto all’apertura di una tregua, accolta invece dal presidente ucraino. Adesso Mosca propone un cessate il fuoco di tre giorni dall’8 al 10 maggio in occasione delle celebrazioni della vittoria russa sul nazifascismo. Si muove qualcosa? Si può tranquillamente affermare che le notizie non volgano al meglio. La Russia sta ammassando truppe e potenti mezzi militari ai confini nord dei paesi Nato, Finlandia e repubbliche baltiche, inoltre sta utilizzando in sempre maggior numero militari e mezzi della Corea del Nord che appare sempre più coinvolta nel conflitto, al punto che il presidente nordcoreano Kim ha deciso di innalzare un monumento ai caduti nel territorio del Kursk. Nella stessa regione sono sempre attivi i combattimenti e ancora la Russia non é riuscita a sconfiggere gli ucraini e rinviarli dai territori occupati. Evidente l’importanza per Zelensky di mantenere aperto questo fronte di guerra in vista di una trattativa. Trattativa che si annuncia problematica. Non solo perché ormai anche Trump si sta convincendo che, coi suoi attacchi che generano morte e distruzione, Putin non voglia la pace, ma perché le condizioni poste dai russi paiono rigide e inaccettabili: riconoscimento della Crimea come territorio russo da parte della Comunità internazionale, cosa che l’Onu non ha fatto neppure con Israele e i territori occupati dalla guerra del 1967, riconoscimento alla Russia di tutte le regioni occupate militarmente: Lugansk, Donetsk, Kherson, di Sebastopoli e di Zaporizhzhia. La mancata adesione dell’Ucraina alla Nato e nessuna truppa militare ai confini, poi accennando all’eventuale presenza dei volonterosi francesi e inglesi, la fine dell’embargo occidentale e del blocco delle risorse russe nelle banche europee. Ma ancora le trattative non sono neppure iniziate. Zelensky ha ormai ceduto all’idea patrocinata in un primo momento, non solo da Stati uniti ed Europa, ma anche contenuta nel piano cinese, dell’integrità territoriale dell’Ucraina, concedendo una sorta di via libera a Trump non solo sulle terre rare ma anche come principale attore delle trattative di pace. Le posizioni dei due, anzi dei tre, contendenti (anche l’Ucraina chiederebbe alla Russia rimborsi per i danni creati dalla guerra) sono più lontani di quanto non siano state le due sedie. Anche perché mancava la terza e il convitato di pietra era piuttosto lontano….
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