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Nel segno del Figliuolo

2 Marzo 2021 333 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non ho mai sopportato i sinistri settari, contro i quali mi sono battuto per tutta la vita. Quelli che hanno la verità in tasca, quelli che dividono il mondo in buoni e cattivi come facevano i vecchi film western confondendo però le parti. Quelli che cercano i loro vecchi spartiacque politici anche dove non ci sono più. Penso a questo Tomaso (con una solo emme può anche darsi un certo tono) Montanari, critico d’arte che si è gentilmente prestato alla politica, per ricondurla a paradigmi che non stanno più insieme. Siamo così oggi di fronte a un’offensiva ideologica contro la recente nomina del generale Figliuolo, già comandante del contingente italiano in Afghanistan e capo della Nato in Kossovo, come commissario dell’emergenza sanitaria al posto di quel Domenico Arcuri che certo non si può dire, tra mascherine, siringhe e il fiume di incarichi ricevuti, sia stato senza macchia alcuna. Un generale al posto di un civile? Apriti cielo. I generali dell’esercito, per di più impegnati in missioni di guerra (in verità di pace) sono la soglia di un colpo di stato. Un’ingerenza. D’altronde cos’altro aspettarsi da un governo con la Lega di Salvini? Poco importa a tutti i Tomasi, e anche a qualche Tommaso che prima di decidere doveva metterci il naso, che i vaccini ancora non siano arrivati in misura adeguata, che le vaccinazioni procedano a rilento, che in talune regioni, vedasi la Calabria, sia stato utilizzato solo il 57% delle dosi già a disposizione. Poco importa che non esista un’organizzazione adeguata per una vaccinazione di massa, al ritmo di 10-15 milioni al mese. Poco importa che solo la Protezione civile e l’esercito siano in grado di garantirla. Ma sarà un vaccinazione di sinistra? Sarà una vaccinazione democratica? Questo è quel che tormenta taluno. Viene in mente il paradosso che aleggia nella famosa canzone di Gaber. Il vaccino gestito dall’esercito avrà lo stesso affetto di quello gestito dai civili. Questo è certo. Anche il lockdown sembrava più di sinistra delle aperture, un po’ di destra. Per questo il governatore dell’Emilia-Romagna Bonaccini, quando ha sostenuto che si potevano aprire i ristoranti anche di sera, è stato subito rimbeccato perché amico di Salvini. L’idiozia continua. Peccato che per curarla non sia stato ancora inventato un vaccino efficace.

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