Elon Trump
Mi viene in mente un’ossessione del filosofo, psicologo e psicanalista Umberto Garimberti secondo il quale “la tecnica non è più strumento nelle mani dell’uomo ma è l’uomo a trovarsi nella condizione di mero ingranaggio, funzionario inconsapevole dell’apparato tecnico.”. E lo applico ai rapporti odierni tra la politica e la moderna tecnologia, quella impersonata da Elon Musk. Non so se costui, che non solo ha stanziato 130 milioni di dollari per finanziare la campagna elettorale di Trump guadagnando oltre 20 miliardi per il rialzo del 13% delle azioni della sua Tesla, sia stato determinante nel successo del tycoon, ma certo ha inserito nella vittoria i crismi di un nuovo modello: quello della predominanza della tecnica sulla politica. Dell’uomo politico che diventa oggetto di un apparato tecnico. Finite le elezioni, in campagna elettorale Musk ha messo a disposizione di Trump il suo servizio internet Starling col quale ha addirittura collegato in pochi minuti zone di tutto il mondo, ottenendo ben 2 miliardi di visualizzazioni, Musk continua ad esercitare sul presidente neo eletto un’influenza notevole. Lo scrive la Cnn: “Il patron di Tesla, X e SpaceX è stato visto nel resort Mar-a-Lago di Palm Beach, in Florida, quasi ogni giorno da quando Trump ha vinto le elezioni la scorsa settimana, cenando con lui nel patio alcune sere e frequentando la sua famiglia la domenica sul campo da golf”, riporta l’emittente sul suo sito. Musk era presente quando diversi leader mondiali hanno telefonato a Trump e ha contribuito alle decisioni sul personale, persino esprimendo chiaramente le sue preferenze per alcuni ruoli. Musk era con Trump a Mar-a-Lago quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiamato per congratularsi con il presidente eletto il giorno dopo le elezioni, secondo una fonte informata sulla telefonata. Trump ha messo in vivavoce la chiamata e Zelensky ha ringraziato Musk per il suo aiuto nel fornire comunicazioni all’Ucraina attraverso il servizio internet Starlink del miliardario”. Si tratta di un nuovo modo di concepire il potere. Musk non é stato eletto né presidente, né vice, né deputato e né senatore, probabilmente non sarà ministro, ma é ugualmente l’uomo più forte d’America. L’uomo che grazie al suo genio tecnologico domina perfino il presidente. Non era mai accaduto. D’altronde mai prima d’ora il potere di quello che Garimberti definisce “tecnica” si era mai così profondamente intrecciato con la politica e con la vita di tutti noi. Non penso che si tratti di condizionamento, né di innamoramento reciproco. Credo che Trump si sia coscientemente trasformato in strumento degli apparati tecnologici di Musk. Credo che la politica interna e quella estera siano destinati a divenire frutto della sofisticata arte di questo plurimiliardario. E anche l’ambiente. Tesla produce macchine elettriche e Musk sarà capace di convertire Trump, il Trump negazionista, unico assente a Baku al convegno sul clima, in moderato ambientalista, visto che questo punto é l’unico che divide i due. Balza agli occhi in tutta evidenza, visto che il modello americano (superiorità della tecnica sulla politica) potrebbe espandersi, il tema della democrazia. Se un magnate che dispone, oltre che di ingenti mezzi economici soprattutto della raffinata potenza dei suoi mezzi tecnologici, può esercitare non solo un condizionamento ma addirittura un dominio sugli istituti eletti, possiamo ancora parlare di democrazia come governo del popolo? Qui non si tratta di denunciare il potere dei mezzi di informazione come si é fatto per decenni che può condizionare un esito elettorale. Qui siamo di fronte a un potere assoluto che si può esercitare da parte di una sola persona dotata di una rete intelligente, anche di intelligenza artificiale, e che può non solo determinare un risultato elettorale ma anche scelte politiche del futuro governo. Siamo di fronte all’uomo che diventa “strumento dell’apparato tecnico”. Alla politica che alza le mani di fronte alla scienza. E tranquillamente si sottomette ad essa. Indietro non si torna. Ma come sempre é accaduto occorrerà seriamente riflettere sul futuro delle nostre democrazie a fronte di questa rivoluzionaria realtà.
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