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Il silenzio della Schlein

20 Gennaio 2025 42 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Tanti hanno parlato di Craxi e del Psi in questa ricorrenza. E” trascorso un quarto di secolo e desta uno stupefacente piacere la revisione a 180 gradi di Ignazio Larussa che ritiene Craxi una vittima in esilio. Si sa che il suo partito, tranne qualche autorevole eccezione, sostenne la stagione di Mani pulite e cavalcò il dipietrismo imperante che permise all’Msi, pervaso dell’intelligenza revisionista di Fini, di entrare a pieno titolo nel nuovo sistema politico divenendo anche una forza di governo. Non dimentico la manifestazione dei giovani missini che circondarono via del Corso e le minacce al povero Ugo Intini. Come non posso dimenticare l’orribile scena delle monetine al Raphael messa in atto dalla folla inferocita reduce dal comizio di Occhetto in piazza Navona, col povero Craxi che dovette ripararsi in auto per correre a una trasmissione di Giuliano Ferrara. Destra e sinistra unite nell’anti craxismo, allora? Per la verità anche Berlusconi ci mise del suo. Come testimonia una lettera di Craxi al suo amico cavaliere le sue televisioni si schierarono subito dalla parte del Pool Mani pulite senza esitazioni. D’altronde chi approfittò delle indagini che diedero il colpo di grazia alla cosiddetta Prima Repubblica? La destra, che entrò per la prima volta nell’arco costituzionale, la sinistra ex comunista che vinse inaspettatamente il match coi socialisti, con la ragioni della storia in loro favore, e Berlusconi che ereditò larga parte dell’elettorato del pentapartito vincendo tre elezioni su quattro. Ma quel che emerge oggi dalla rivalutazione ormai quasi generale di Craxi (da destra al centro a settori minori della stessa sinistra, vedasi Fassino e Bettini) è il silenzio del Pd e della sua segretaria Schlein. Non credo si tratti di disattenzione. Il Pd nacque da un percorso che aveva neutralizzato l’unità socialista, l’unico approdo storicamente e politicamente logico per gli ex comunisti. Il Pd nasceva con identità confusa, prima fuori e poi dentro il partito socialista europeo, con un sapore veltronian americano, che coinvolgeva i cattolici e gli ex democristiani di sinistra. Nacque sulle macerie del Psi, da quel mix di omicidio e di suicidio che lo caratterizzò. Dunque riabilitare Craxi e prendere le distanze dal Pool Mani pulite significava in fondo prendere le distanze da quel percorso. Non lo potevano fare. Non potevano sconfessare loro stessi e men che meno quella magistratura che gli permise, come scrive lucidamente Massimo D’Alema, di varcare la gola in cui li attendeva Craxi. Per questo prendono ordini ancora dall’Anm e si oppongono tenacemente alla separazione delle carriere dei magistrati e al doppio Csm, un progetto di riforma socialista e radicale che porta il nome del compianto Enrico Buemi. E parlano, con la voce del partito dei magistrati, di una presunta violazione del principio di indipendenza di una norma che è presente in tutti i paesi europei. Se dovessimo rintracciare una legge che preveda la confusione tra giudici e pm dovremmo risalire fino al Portogallo di Salazar. Non certo un modello di democrazia. Eppure, per parafrasare all’incontrario il titolo del primo Avanti del 1896, “di qui non si passa”. Possono cambiare idea su tutto. Possono farlo sul taglio ai parlamentari, sul reddito di cittadinanza, sulla politica estera, dall’Ucraina a Israele, e dividersi anche. Ma su questa materia no. Lo vieta la legittimità della loro storia dal 1989 ad oggi. Per questo il silenzio della Schlein parla. E pronuncia parole molto chiare per le nostre orecchie.

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