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Giorgia, oh Giorgia

18 Aprile 2025 47 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non mi riferisco al celebre pezzo di Ray Charles, ma alla nostra presidente del Consiglio a Washington al cospetto di Trump. Correttamente Giorgia ha informato e consultato la Von der Leyen, perché il sospetto, dati i rapporti privilegiati che Trump ha accordato al nostro presidente, che l’Italia volesse trattare, a proposito dei dazi, per conto suo, c’era, eccome. Penso, però, che non sia assolutamente interesse dell’Italia porsi in conflitto con l’Europa. E dunque diciamo che Giorgia ha trattato, o meglio si é intrattenuta, per conto della Von der Leyen, mettendo la sua posizione di privilegio al servizio dell’Europa. Il fatto che abbia chiesto di fissare un incontro tra Trump e la stessa Von der Leyen ne é testimonianza eloquente. L’unico impegno che il presidente Trump le ha strappato riguarda il raggiungimento del 2% nelle spese per la difesa (l’Italia é adesso all’1,4%), un impegno cui stanno assolvendo anche altri paesi europei, che già hanno una percentuale di spesa superiore all’Italia (la Polonia ha raggiunto e superato il 4%, grosso modo la percentuale americana). Che Trump pretenda di riequilibrare la spesa militare dei paesi Nato lo ritengo comprensibile e giustificato. Restano le differenze sui dazi. La Meloni si augura un incontro a metà strada e Trump, elogiando la Meloni, si é detto sicuro che l’accordo con l’Ue ci sarà al 100%. Le differenze permangono invece sulla politica estera. Già gli Stati uniti non hanno firmato un documento al G7 che condannava la strage di Sumy, e a questo punto nulla più stupisce del comportamento americano. Come la frase di Trump che afferma: “Non vado pazzo per Zelensky”, contrariamente alla posizione della Meloni, schierata apertamente dalla parte dell’Ucraina, ed ha aggiunto, però, di non ritenerlo responsabile della guerra, al contrario di quanto aveva precedentemente dichiarato e cioè che della guerra riteneva responsabili Zelensky e Biden. Gli umori, le svolte improvvise, i cambiamenti repentini di bersaglio, gli scatti d’ira sono ormai una costante del presidente americano che prima aveva definito  l’Ue “un branco di parassiti” chiarendo che intendeva trattare con un paese europeo alla volta, per poi accettare l’invito della Meloni a trattare con l’Ue dicendosi certo di trovare un accordo. Naturalmente i cambi di stati d’animo come quelli contro Gerome Powell, da lui stesso confermato nel 2018 a capo della Fed e che ora definisce “inadeguato” e “uno che fa politica” perché non abbassa i tassi d’interesse, restano all’ordine del giorno. O quelli sul suo amico Elon (Musk) che non vuole la guerra alla Cina perché Tesla e Space X hanno troppi interessi là e che non doveva infiltrarsi in una riunione segreta al Pentagono. E anche sullo scudo spaziale  Musk e SpaceX sono candidati per il progetto “Golden Dome” con satelliti armati. E Trump sbuffa. E che dire dei due figli di Trump. Si tratta di Eric e Donald junior, e due società, Unusual machines, specializzata in droni, e Dominari holding fintech con sede nella Trump tower di New York, i cui titoli hanno registrato impennate anomale poco prima del loro ingresso nel capitale. La questione, che ha attirato l’attenzione degli analisti finanziari e dei media, ripropone il tema dell’insider trading e delle possibili manipolazioni del mercato. In questo crogiolo di interessi miliardari, di spinte e controspinte, di valori che si comprano a suon di dollari, di opinioni contraddette, si deve muovere l’Europa. Ieri la Meloni le ha reso un servizio, ma che sia produttivo saranno i prossimi giorni a deciderlo. Oggi intanto incontra il vice Vance. Che gli potrà dire più di quello che non gli ha detto il suo presidente? Si spera solo che Trump arrivi a Roma, dove dovrebbe tenersi l’incontro con la Von der Leyen, di buon umore…

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