Pd e Pdl allo sfascio: la crisi è di sistema
Se Sparta piange, Atene non ride. Il bipolarismo italiano segna un altro colpo. Il Pdl si appresta a sanzionare una scissione. I lealisti trattano ormai Alfano e i suoi come dei traditori. Nella telefonata di quest’ultimo con Berlusconi si parla addirittura di dossier che i giornali berlusconiani starebbero confezionando su Alfano e la sua famiglia. Da Montecarlo alla Sicilia. La fine di Fini è quella paventata per Alfano. Questo avviene mentre a destra si apre un altro cantiere. S prepara una nuova An, con tutti i reduci del vecchio partito tranne il suo fondatore e i pochi rimasti con Berlusconi, mentre nella Lega sempre più aspro, e forse ormai inconciliabile, è lo scontro tra Maroni e Bossi. Dall’altra parte il Pd si azzuffa in mezza Italia sui candidati a segretario di federazione, prima della grande e definitiva zuffa sulla primarie per il segretario nazionale. Non si contano ormai i casi di tesseramento gonfiato, di congressi bloccati e sospesi, Prodi annuncia che non parteciperà alle primarie per 101 buoni motivi, mentre Cacciari sostiene che il Pd non è mani nato. Tra Renzi e Cuperlo volano parole grosse mentre i cattolici, dopo l’organizzazione della riunione dei socialisti europei a Roma, annunciano di voler rifare la Margherita. Se aggiungiamo che anche al centro si è consumata la più inedita delle rotture, col leader di una coalizione e della sua maggiore lista che alza le tende e se ne va, ne ricaviamo la crisi dell’intero sistema politico italiano post-identitario. La cosa che confligge con le intenzioni politiche di ciascuno, e costringe tutti a usare il freno a mano, è la legge elettorale. Quando si capirà che i partiti italiani stanno insieme, senza identità, litigiosi e rissosi, solo perché costretti dal premio di maggioranza? Meditate, meditate, perché l’Italia non é l’Inghilterra e le coalizioni si formano solo per interesse e si sfasciano il giorno dopo le elezioni.
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