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Senza fine

26 Febbraio 2014 1.054 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Governo di legislatura? Questo è quel che giustifica, secondo il mio amico Graziano Delrio, il cambio di Letta con Renzi. Non è stata una resa dei conti. Si è trattato di un cambio di identità del governo. Non più un esecutivo a tempo, un anno e poco più, per fare la riforma elettorale e qualche intervento in economia e poi ricondurre il Paese al voto, ma un governo che dovrebbe durare quattro anni. E dunque chi era più autorevole del segretario del maggiore partito per guidarlo? Naturalmente la prima obiezione è che non si capisce perché Letta non fosse sufficientemente autorevole e non avrebbe potuto guidarlo lui. Ma lasciamo perdere.

Approfondiamo invece l’idea stessa di governo di legislatura. Certo la trasformazione della natura dell’esecutivo è evidente. Dall’emergenza, segnata con la durata limitata, si passa all’ordinarietà. E il governo, da gabinetto di necessità e propedeutico a poche riforme, si trasforma in politico e funzionale a molte riforme. Civati non ha torto quando lo sottolinea e afferma che il patto con il Nuovo centrodestra diventa un’intesa strategica, così come la rottura con Sel. Non ascoltiamo le giustificazioni politiche di Alfano, né prendiamo per buoni i sondaggi che riconsegnano il suo partito al recinto berlusconiano. Se il governo sarà di legislatura il Nuovo centrodestra non potrà tornare ad allearsi cogli avversari del governo del quale sarà stato così tanta parte per ben cinque anni.

A meno che, appunto, il governo di legislatura non sia che una foglia di fico per giustificare il cambio a Palazzo Chigi e per convincere i parlamentari, che in dono hanno avuto la promessa di una legislatura intera. Se la coalizione del futuro sarà più o meno quella di bersaniana e berlusconiana memoria, il governo durerà poco. E tra Pd e Nuovo centrodestra non tarderanno a esplodere dissensi per legittimare nuove collocazioni. Forse per questo Matteo Renzi mette al primo punto all’ordine del giorno ancora la riforma elettorale. Che bisogno ne ha, se il governo è di legislatura? Si ha piuttosto l’impressione che il suo governo sia senza un termine, cioè senza fine. E non si dica che egli ha accolto il lodo Lauricella, che prevede di partire con la trasformazione del Senato. Lo prevede la Costituzione, che all’articolo 57 contempla le modalità di elezione del Senato. Dunque una riforma elettorale, col Senato vigente, non può prescindere o da una legge costituzionale o dal Senato. Possibile che nessuno ci sia arrivato prima? Renzi parla alle Camere e dirà cose interessanti. Merita tanti auguri, perché di mezzo c’è una parola che ha un sapore antico: Italia. Per il resto non possiamo che attendere. Tutto, Matteo, è ormai nelle tue mani…

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