Vent’anni dopo. Quel che alcuni di noi fanno finta di non capire
La Lega e Tangentopoli sono stati effetti della caduta del Muro e della fine dei contrasti ideologici. Qualcuno di noi aveva capito che la svolta riguardava tutti e non solo il Pci. Nessuno si era reso conto che sarebbe stata così profonda e radicale da spazzare via un intero sistema politico. Si potrebbe obiettare che il Muro in Italia è caduto all’incontrario, crollando addosso ai partiti anticomunisti. Non è così. La prima sua conseguenza è stata la fine del Pci, il primo partito che ha dovuto cambiare nome e indirizzo. Si potrebbe sostenere che ha salvato gli ex comunisti, il leader del Pri e la sinistra Dc, il cosiddetto partito di Repubblica. Non è esattamente così. Salvati dal punto di vista giudiziario sì, ma non politicamente. Tant’è vero che il Pri praticamente non esiste più e la sinistra Dc ha investito il suo passato prima nel Ppi e poi nella Margherita e infine nel Pd, mentre i comunisti sono divenuti Pds, poi Ds e adesso Pd.
Sono passati vent’anni dalle prime elezioni della cosiddetta Seconda Repubblica, inaugurata con nuovi partiti e il sistema maggioritario. E sono vent’anni che i socialisti tentano di rinascere in vario modo. Ora è giusto dire la verità. I tentativi di rilanciare i vecchi partiti nel nuovo sistema politico sono tutti falliti. In Rifondazione comunista doveva rinascere la vecchia tradizione comunista italiana seppellita dalla Bolognina. Oggi Rifondazione è praticamente sparita. In vario modo si è tentato di far rinascere la Dc, ad esempio con Rotondi, ma anche con lo stesso Casini e la sua Udc. Dove sia finito il primo non saprei, mentre il secondo è oggi obbligato a chiedere asilo al Nuovo centrodestra di Alfano per presentarsi ancora alle europee. La stessa destra ha cambiato più volte se stessa. Prima con la svolta di Fiuggi e la nascita di An, poi aderendo al Pdl, e il tentativo di resuscitare il vecchio spirito neofascista da parte di Storace é andato a vuoto. Esistono qua e là variopinte e anche un po’ patetiche riedizioni socialdemocratiche, repubblicane, liberali. Sono come l’araba fenice.
Orbene in questo contesto perché doveva riemergere il solo Psi? Peraltro il partito uscito più malconcio da Tangentopoli? Perché doveva prendere corpo il partito esattamente nelle condizioni e magari proporzioni di prima solo per soddisfare i desideri di chi orgogliosamente aveva deciso di non mollare? I risultati massimi delle riedizioni del vecchio Psi sono stati, dal 1994 ad oggi, attestati a poco più del 2 per cento. Tanto raggranellò il Psi nel 1994, tanto lo Sdi nel 1999, tanto il Nuovo Psi nel 2004. Oggi la percentuale è anche minore per il Psi nato dalla Costituente. Tutta colpa dei dirigenti? Solo colpa della scarsa visibilità? Diciamo che per rilanciare una proposta del passato ci vuole una proposta nel presente.
E siccome si è voluto insistere sull’identità bisogna prendere atto che quella socialista europea è stata per alcuni anni propria dal Pds-Ds e oggi è del Pd di Renzi, mentre quella liberale, tipica anch’essa del vecchio Psi, è ormai trasversale. Si poteva insistere con la Rosa nel pugno, unico progetto a mio avviso ancora attuale, ma rifiutato perché poco o per nulla identitario. Ne traggo solo una certezza. Che aver mantenuto una comunità unita nel rispetto della tradizione socialista italiana è stato ed è tuttora un capolavoro. Aver permesso ad alcuni di noi di tornare in Parlamento, anche. Continuare ad esser presenti in modo non trascurabile nelle amministrazioni locali, pure. Avere un segretario vice ministro, come sopra. Capisco i desideri, ma che non diventino frustrazioni. Poi del resto si occuperanno, speriamo, i posteri.
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