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Craxi e la sinistra

22 Gennaio 2017 1.283 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quello del ministro degli Esteri Angelino Alfano non é stato solo un gesto formale. Il ministro ha deposto un mazzo di fiori sulla tomba di Craxi ad Hammamet. Il suo é stato un gesto politico, che si é manifestato con il deciso apprezzamento delle scelte di fondo del leader socialista e con il pieno consenso all’intestazione di un luogo di Milano alla sua memoria. Il segretario del Psi Nencini si recherà appositamente nel capoluogo lombardo e incontrerà il sindaco di Milano Sala per sollecitarlo ad assumere una decisione. Si sono diradate molte tensioni dal biennio giudiziario 1992-1994, sono state scritte migliaia di pagine sulla fase che fece esplodere la vecchia partitocrazia come un vulcano, originato dalla fine del comunismo. Molta acqua é passata sotto i ponti, ma ancora su Craxi si stenta a esprimere un giudizio equilibrato. Come se la sua fosse un’ombra ancora presente e della quale non ci si può liberare.

Non può che continuare a destare un certo stupore il fatto che Craxi, segretario del Psi per 17 anni, presidente del Consiglio di un governo di centro-sinistra, vice presidente dell’Internazionale socialista, continui ad essere osteggiato da larga parte della sinistra e apprezzato da larga parte della destra. Fu Craxi un uomo di destra? I suoi rapporti internazionali con i socialisti europei, da Mitterand e soprattutto Gonzales e Soares, ma anche Brandt, le sue lotte e il suo concreto sostegno ai popoli oppressi dalle dittature, a cominciare da quello cileno, il suo dialogo continuo con il leader della lotta di liberazione del popolo palestinese, ma anche le sue scelte di governo, dalla lotta vinta all’inflazione, a Sigonella, alla condanna dei bombardamenti americani su Tripoli e Bengasi, nonchè i referendum su nucleare e giustizia, le battaglie sui diritti civili, lo possono mai conciliare con le caratteristiche di uomo di destra?

Il vero problema per la sinistra italiana é che Craxi è stato un anticomunista, o un acomunista come si autodefiniva lo stesso Riccardo Lombardi. Craxi, delfino del Nenni post ’56, è stato un autonomista che ai comunisti si é contrapposto a partire dall’Ungheria, poi col centro-sinistra e l’unificazione, l’eurosocialismo, i missili a Comiso, la scala mobile e la guerra all’Iraq. Ha avuto sempre ragione nelle polemiche a sinistra, come annota nel suo bell’articolo sul Dubbio Piero Sansonetti. Questa é oggi la sua vera colpa, assai di più di quelle, peraltro costruite sul “non poteva non sapere”, a lui solo applicato tra i leader politici, di carattere giudiziario. Se bastassero queste ultime per impedire l’intitolazione di una via, di una piazza, di un luogo qualsiasi, dovremmo abolire tutte le intestazioni a Giovanni Giolitti, a Francesco Crispi, per gli scandali bancari, a Umberto I, per la complicità con la strage di Bava Beccaris, a Moranino condannato all’ergastolo per omicidio, per non parlare delle sette vie Littorio, una dedicata a Stalin in provincia di Agrigento e una a Mussolini nella campagna veneta, delle vie Stalingrado e Leningrado che non esistono più nemmeno in Russia. Molteplici sono le vie intestate a Togliatti e a Lenin, e in provincia di Reggio Emilia sopravvive il suo monumento. Nonostante le loro responsabilità in diversi fatti di sangue. E che dire di Cavour che confessò di aver pagato e ricevuto tangenti e dello stesso Dante Alighieri condannato per concussione e di Caravaggio per omicidio?

Davvero sono le questioni giudiziarie a impedire l’intitolazione di un luogo nella sua Milano? Ammettiamo anche che siano tutte giustificate e che abbiano torto i suoi due avvocati Giannino Guiso e Niccolò Amato a parlare di giustizia politica e ammettiamo che abbia perfino ragione Di Pietro a ritenere che almeno parte dei finanziamenti illeciti siano finiti nelle sue tasche (quando però sappiamo bene che quei fondi venivano usati anche per finanziare movimenti di liberazione). Ma ammettiamo per un momento che non sia stato cosi. Come si é applicato solo a lui il teorema del “non poteva non sapere”, prendiamo atto che viene applicato solo a lui quello del “rifiuto del ricordo per chi ha subito provvedimenti giudiziari”. E’ troppo facile desumere logicamente che i veti siano d’origine politica e che le colpe di Craxi siano da attribuire alle sue battaglie vinte, alle sue ragioni storiche.

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