Vedi Napoli e poi vivi
Abbiamo buoni motivi per credere che non valga per noi il vecchio luogo comune “Vedi Napoli e poi muori”. Credo che varrà il significato opposto. E cioè “Vedi Napoli e poi vivi”. Il percorso che ci separa dalle elezioni europee è molto interessante. Il Pd è in crisi, proprio sul punto della sua identità, che era il vulnus iniziale del suo progetto. Nati senza sapere che cos’erano, adesso devono confessare che cosa sono. L’Europa aiuta a chiarire le idee. Noi siamo socialisti italiani ed europei, membri del gruppo socialista del Parlamento europeo e del Pes, abbiamo firmato il Manifesto di Madrid. Loro hanno mandato Veltroni come invitato in Spagna e hanno lasciato Fassino come ex segretario dell’ex Ds, che è morto a Firenze l’anno passato. Hanno dovuto guardare indietro per trovare una identità omogenea con l’Europa perché quella attuale non la capisce nessuno. E poi adesso sono alle prese con la cosiddetta questione morale. Una delle cose mi hanno stupito di più è stata l’immagine di Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, col saio del penitente e il lucchetto a mò di cintura di castità. Non per l’atto di protesta in sé che è sempre apprezzabile. Ma per il luogo scelto. Non era davanti a Mediaset o alla Rai, era davanti a Repubblica e all’Espresso. Cioè a giornali amici del Pd e legati a quei poteri forti che il Pd l’hanno voluto e appoggiato e adesso evidentemente sono entrati a piè pari nel suo scontro interno. Adesso dobbiamo occuparci della crisi della democrazia in Italia. Faremo un proposta di legge d’iniziativa popolare e per rendere effettiva l’applicazione dell’articolo 49 della Costituzione, quello che prevede i partiti come nerbo dello Stato democratico. I partiti, i due partiti che vogliono trasformare l’Italia in un paese bipartitico, non sono affatto democratici. Forza Italia non ha mai svolto un congresso da 14 anni in qua e il Pd è nato da un plebiscito sul segretario e il congresso è solo una minaccia che i dirigenti di quando in quando si lanciano. Partiti non democratici si sono impadroniti delle istituzioni scegliendo al posto degli elettori i loro rappresentanti nelle due camere. Questo è il paradosso. E cioè che partiti non democratici si siano impossessati della democrazia politica. Non c’è solo il problema delle preferenze. In altri paesi si eleggono i candidati senza preferenze. Ma i partiti sono organizzati in modo democratico e devono per legge effettuare le primarie di collegio per scegliere i candidati. In Italia alla mancanza di preferenze si abbina l’assoluta discrezionalità del leader di scegliere candidati che si trasformano automaticamente in deputati e senatori. Gli stessi principi si volevano estendere anche alla legge per le Europee e noi abbiamo fondato un Comitato per la democrazia che, anche grazie al colloquio col capo dello stato e alla sua sensibilità, ha messo uno sbarramento non elettorale ma al progetto di legge avanzato dalla maggioranza. E questa battaglia è stata vinta. Almeno per ora. Dobbiamo essere contro la monocrazia, quella dei leader carismatici nazionali che scelgono i deputati e i senatori al posto degli elettori e quella dei sindaci, dei presidenti delle province e dei governatori che scelgono gli assessori al posto dei consiglieri eletti e al di fuori di quest’ultimi. E dobbiamo rilanciare un programma di socialismo oggi che affronti la questione della crisi del mercato o, come dice Tremonti del mercatismo (Tremonti, però, sbaglia, a mio avviso, le conclusioni e cioè e cioè a riscoprire le radici cristiane dell’Europa come risposta, e io non hai mai capito perchè non dobbiamo riscoprire anche le radici liberali della rivoluzione francese). Dall’idea che la società senza stato non ce la fa, nasce ancora di più una moderna questione socialista e democratica. A noi, riformisti, innanzitutto sta il compito di elaborare idee nuove e su queste di riuscire a convincere gli elettori della nostra importanza. Lancio dunque queste proposte alla nostra conferenza. Quella di mettere subito in moto l’offensiva europea, anche scegliendo subito le testate di lista, cominciando subito la raccolta di firme e organizzando il partito nelle attuali circoscrizioni, di rilanciare il comitato per la democrazia e di elaborare una proposta di legge sulla forma partito, di scrivere un progetto per il socialismo moderno come risposta alla crisi economica e finanziaria. Lavoriamo insieme.
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