Antinucci se ne va e non è positivo
Anche l’on. Rapisardo Antinucci, deputato europeo, sbatte la porta e ci lascia. Anche se per il momento resta nel partito, Antinucci ha dato le dimissioni dalla direzione e dal Consiglio nazionale, con una lettera polemica contro il segretario e la segreteria. Sostiene che non è coinvolto nell’attività politica della sua regione, il Lazio, e che Boselli, Villetti, Mancini, Angius, Nigra, Spini e Grillini sono di fatto stati espulsi. Non è vero. Ma si tratta di una polemica che merita adeguate riflessioni e risposte politiche.
Semplicemente ha capito che non verrà rieletto, e di sicuro andrà mendicando uno strapuntino o almeno un misero posticino, anche non necessariamente al parlamento europeo, nel PD o da qualche altra parte non dissimile.
Inoltre Antinucci si lamenta che non è coinvolto nell’attività politica del Lazio. Bene. Ma il primo mea culpa deve farlo lui stesso: durante le ultime elezioni amministrative poteva battere un colpo quando era candidato presidente nel mio municipio, il Sesto, è ha di fatto mandato allo sbando decine di candidati e ottendo un risultato a dir poco ridicolo (il candidato con più voti ne prese neanche una quarantina, io arrivai 4° nella lista del PS con 22 voti…), lui che vantava di avere decine di migliaia di voti a Roma e nel Lazio e poi solo nel Sesto Municipio ha preso poco più di 200 preferenze…
Ho l’impressione che le riflessioni di Antinucci (certamente legate a dinamiche territoriali specifiche) possano essere estese a molta parte d’Italia. Lanfranco Turci ha ragione: bisognerebbe finalmente parlare di poltiica; e, aggiungo io, parlare della linea e del ruolo del PS, invece che del fallimento del PD, senza mascherarsi dietro l’Internazionale Socialista e il PSE; ma servono luoghi di discussione autorevoli e non pregiudicati da decisioni già prese; insomma: discutere per discutere senza poter incidere sulle scelte, non genera né interesse né tanto meno entusiasmo; soprattutto quando si percepisce un’ansia di rivincita per una partita PCI-PSI giocata quindici anni fa, alla quale molti (io tra questi) non hanno partecipato.
Francamente dubito che questo PS (con questi gruppi dirigenti) possa costituire un punto di aggregazione e di rilancio della sinistra in Italia; ma anche all’interno del PS si è indebolito chi doveva rilanciare con tenacia una prospettiva più ampia; speravo che la mozione di Turci e altri potesse costituire questo punto di riferimento aperto (cioè privo di paletti nazionali e internazionali), ma mi pare che il “primum vivere” del partito abbia coinvolto quasi tutti. Riusciremo ad uscirne? Non è bello da dire (in pieno dibattito sul federalismo), ma credo che i segnali debbano arrivare dall’alto.
Ma sia chiaro: con il rancore e senza mettere in gioco i ruoli, non si andrà da nessuna parte.
Certo che è sempre più difficile convincere a ri-fare la tessera i compagni che non provengono dal PSI-SDI, mentre non fu difficile convincerli a farla (la prima volta del PS). Qualcuno si sta chiedendo perché?
Giampaolo Sbarra – Treviso
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