Primo maggio e Prampolini
E’ la festa del lavoro. E’ una festa socialista, più di qualsiasi altra. E’ la festa del garofano rosso. Turati compose il testo dell’Inno dei lavoratori, paroliere ante litteram, come un suo illustre ma certo non omologo successore. A Reggio Camillo Prampolini e i suoi la celebrarono la prima volta in clandestinità, poi, piano piano, la festa divenne popolare e pubblica. Nel 1903 fu proprio Filippo Turati a parlare dall’ex convento di Sant’Ilario di Reggio dinannzi a una moltitudine di oltre 50mila persone. Suonavano quattro bande socialiste che avevano risvegliato la città alle 5 e 30 del mattino. Una sveglia anticipata e temeraria. Nel 1908 vennero ospitati i bambini degli scioperanti di Argenta e famiglie socialiste si fecero carico dei poveri fanciulli per settimane. I fascisti abolirono la festività che riprese piede nel dopoguerra, a pochi giorni di distanza dal 25 aprile, festa della Liberazione. E rimase festa di popolo, del lavoro e di libertà. Con quel garofano rosso all’occhiello che dal 1978 divenne, non a caso, simbolo del Psi.
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