Pansa, Otello ed io
Ringrazio Pansa che, nel suo ultimo eccellente lavoro, dal titolo emblematico, “Il revisionista”, riscopre correttamente la vicenda del cosiddetto “Chi sa, parli”, cioè del confronto sui delitti del dopoguerra reggiano, esploso nell’estate del 1990. Lo ringrazio perchè parte proprio dalla commemorazione di Umberto Farri, svolta da me nel cimitero di Casalgrande nell’agosto del 1990 e dal mio successivo invito a Otello Montanari a parlare. Invito che venne subito raccolto con l’articolo pubblicato su “Il Resto del Carlino” e concluso col famoso “Chi sa, parli”. Allora Pansa attaccò quell’iniziativa giudicandola un modo per imprigionare il Pci, nel frattempo divenuto “la Cosa”, e ancora in mezzo al guado della sua trasformazione. Oggi chiede scusa a Otello Montanari e dichiara di non aver ben valutato quel passsaggio. Anzi, si considera un revisionista proprio come Otello. Ben venga Pansa nel partito dei revisionisti, dei quali gli offriremo volentieri la presidenza onoraria, per via dei suoi libri e della grande fama che, grazie ad essi, ha saputo assicurare a quella fase così poco conosciuta della storia d’Italia e anche, e soprattutto, della nostra provincia. E diamogli atto dell’onestà con la quale, da uomo vero, ha saputo riconoscere l’errore di una valutazione. Cosa che non è di tutti. E men che meno dei giornalisti e degli storici…
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darò atto a pansa della sua onestà intellettuale quando spiegherà (lo sa, ma non l’ha messo nella quarta di copertina) chi è il fascista ritratto nella copertina del sangue dei vinti: si chiamava barzaghi, era l’autista di francesco colombo, il capo della muti, e a milano era noto come il “boia del verzeè). ma questo pansa non lo dice…
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