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Se gli industrali scappano dalla Reggiana e le coop annunciano la fuga…

30 Novembre 2009 1.332 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Pensavo di dovermi occupare solo dello stadio Giglio, della sua proprietà e della sua gestione, invece devo occuparmi attivamente anche di un crisi societaria che è intervenuta. Gli imprenditori privati, che componevano Iniziativa Tricolore (il 64% delle azioni della Reggiana) hanno salutato tutti e se ne sono andati, assicurando però la chiusura del bilancio e rinunciando (bontà loro) a pretendere il reintegro del prestito dell’anno scorso (che nessuno gli avrebbe peraltro assicurato). Fino a gennaio c’è liquidità. Poi no. E a giugno anche le coop hanno annunciato il loro ritiro. Diciamo che l’unico fatto positivo è l’ingresso della Newcom (se verrà confermato) che entra in società sborsando 350mila euro, anche col proposito di gestire lo stadio, che però non è di proprietà della Reggiana. Vedrò la Newcom e le spiegherò (l’ho già più volte scritto) che se vuole gestire lo stadio deve entrare nel suo comitato di gestione assieme al rugby e a qualcun altro, o se intende gestire lo stadio da sola (io non sono contrario) deve assumersi da sola l’onore di pagare l’affitto alla società di proprietà, non certo alla Reggiana. Ma di questo parleremo a tempo debito. Adesso bisogna lavorare per le prospettive, senza rinvii perché non c’è tempo da perdere. Diciamo che ad oggi solo un grosso imprenditore di acque minerali, si è fatto vivo attraverso l’ex presidente del Credito sportivo Valentini, una persona seria e d’esperienza, che già in passato è stato molto vicino alla Reggiana, quando suo figlio Marco era direttore sportivo. Ma si tratterebbe di un’operazione industriale che comporta la disponibilità del tessuto distributivo, in particolare di quello cooperativo, che al momento non è possibile riscontrare. In sostanza, se le coop vogliono aver il beneficio di poter lasciare (per loro volere non significa per nulla potere, perché c’è di mezzo anche la politica…), allora è bene che si facciano carico anche dell’operazione di trapasso, senza lavarsene le mani. Altra possibilità è quella di un coinvolgimento del presidente della Reggiana basket Stefano Landi, imprenditore di grande valore e di forte sensibilità sportiva. Quando il sindaco lanciò l’idea della Polisportiva, Landi disse: “Sono pronto”. A patto naturale di non essere solo. Già ora Landi scuce qualcosa come 1 milione e mezzo di euro a stagione per ripianare i passivi della Trenkwalder, assieme a Paterlini e Ferrarini. Sarebbe assurdo pretendere che, magari assieme ai suoi generosi partner, Landi si facesse carico anche di circa altrettanto per la Reggiana. Discorso diverso è la possibilità di mettere insieme una Polisportiva con coop e imprese private. Ma si tratta di una prospettiva lontana anni luce, visto che gli altri imprenditori scappano per un buco di molto inferiore. Lavoreremo, lavoreremo. Ma certo se il pubblico di Reggio offrisse una dimostrazione di compattezza attorno alla squadra e si recasse alla partita Reggiana-Pescina in numero almeno doppio rispetto a quello solito (diciamo in 6mila anzichè in 3mila), allora anche la questione della proprietà della Reggiana sarebbe di più facile soluzione. Troppo semplice dire oggi: “La Reggiana? Ma a Reggio delle Reggiana non frega più niente a nessuno”. La città dimostri che non è così…

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