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Il Psi tra la politica e il “si salvi chi può”

9 Dicembre 2009 1.976 views 2 CommentsStampa questo articolo Stampa questo articolo

Pur non avendo partecipato al recente Consiglio nazionale, devo dire che ancora una volta mi ritrovo nella relazione di Riccardo Nencini. Anzi, posso perfino affermare, da quel che ho letto, che il segretario del partito, per una volta (ma forse non è neanche vero), mi ha superato a destra. Non ho mai avuto particolari problemi a stare nella destra del partito in cui ho militato. Mi è successo anche nella vecchia Fgsi degli anni settanta e poi nel Psi quando era di moda il mito di Riccardo Lombardi. Unica eccezione è stato il Nuovo Psi, dove stare alla destra di Caldoro, di Chiara Moroni e di Barani era davvero impossibile. Non ho mai avvertito il fascino dei predicatori, si chiamssero allora Mario Capanna, e oggi Di Pietro, Grillo o Vendola. Preferisco, ho sempre preferito, i ragionatori, si chiamassero ieri Cattani, Martelli,e oggi, spero, Bersani. L’unica eccezione è stato Marco Pannella, a cui mi lega, oltre la stima profonda per chi ha saputo combattere e vincere grandi battaglie laiche, anche quel pò di pazzia che è ingrediente sano anche per chi antepone la razionalità all’istinto, per non renderla troppo arida. Credo che i socialisti, ovunque essi siano, debbano pretendere dal nuovo segretario del Pd parole chiare sul socialismo italiano ed europeo. Lo chiederò a Bersani quando verrà a Reggio Emilia, assieme a Nencini, a presentare il mio ultimo libro “Storia del socialismo reggiano”. Innanzitutto chiederò un giudizio sul socialismo riformista, le sue realizzazzioni e le sue battaglie anche polemiche coi massimalisti. Poi la chiusura di una fase storica contraddistinta da un duello senza fine tra le due componenti principali della sinistra storica italiana, attraverso l’affermazione della superiorità dei valori del socialismo riformista e democratico sul comunismo, anche nella sua ambigua versione italiana. E ancora, la rilettura del biennio 1992-94, la fase peggiore del giustizialismo, la fase che tra l’altro ha partorito la leadership di Berlusconi e la fine dei partiti politici identitari, la demonizzazione di Craxi e l’elevazione al ruolo di Torquemada politico di Di Pietro. Poi, il rapporto col socialismo europeo. Giusto allargare il Pse, ma perchè il Pd si ritiene solo un “allargabile”?. E infine, la visione laica dello Stato, che non significa nè anticlericalismo nè mancanza di rispetto per la Chiesa, ma che può ancora essere condensata nel vecchio adagio liberale “Libera Chiesa in libero Stato”. Penso che l’essenza della nostra resistenza socialista in Italia debba essere proprio questa. Il resto, le alleanze con Fava e con Vendola c’entrano poco e niente. Forse possono essere sollecitate e anche praticate da qualche regione per tentare di eleggere qualche consigliere. E io non demonizzo certo questa esigenza. Quando si è in mare aperto e qualcuno cerca un approdo con un salvagente, fa quel che è umano. Ma la politica è un’altra cosa.

2 Comments »

  • fabio ruta said:

    Ho letto con interesse l’intervento di Staderini e Cappato su Terra in cui i due segratari (il primo di “radicali italiani” e il secondo della associazione Luca Coscioni, alla quale pure io sono iscritto) rivolgono un appello ai socialisti al fine di rilanciare una “coalizione” (insieme ai verdi e alla area laica) per le elezioni regionali. Ho letto anche la risposta a quell’appello del segretario del PSI Riccardo Nencini, con altrettanto interesse. Il punto di frizione sembra essere il sostegno ai candidati del centrosinistra alla guida delle regioni. Io non ho letto nell’intervento di Staderini e Cappato una volonta di “rottura” con il centrosinistra e con il PD. Ho letto invece la volontà di trattare da pari, su contenuti programmatici incalzando il centrosinistra su un piano autenticamente riformatore e di alternativa. Il collante dell’antiberlusconismo non costituisce di per sè un programma di governo. I punti di Fiuggi che stavano alla base del progetto innovativo della rosa nel pugno sono di stringente attualità e rispondono a domande precise che attraversano la nostra società. Quella iniziativa in poche settimane è riuscita a attirare vaste simpatie e consensi entrando in connessione con qualcosa di vivo e vitale presente e non rappresentato nella nostra società. Ho avuto modo di cogliere ad esempio l’interesse crescente che la rosa nel pugno andava riscontrando in ambito universitario, tra le professioni intellettuali, sociali, sanitarie, tra i giovani, gli outsider, i non garantiti. L’esigenza di difendere la laicità dello stato e delle istituzioni rilanciando e promuovendo la difesa e la conquista dei diritti civili; la promozione di una cultura del merito; l’esigenza di promuovere insieme sviluppo – innovazione teconologica e nuovo welfare universalistico e inclusivo, tarato sulle esigenze degli individui; la attiva tutela dei diritti dei malati, dei disabili, dei detenuti; la promozione della green economy e delle energie rinnovabili; la promozione di iniziative di rottamazione edilizia e bonifica ambientale (pensiamo alla emergenza di molti siti contaminati dai veleni industriali e dalla presenza massiccia di amianto); la riforma del sistema dell’informazione: questi sono solo alcuni dei temi cruciali che una alleanza “tra pari” di radicali, verdi, area laica può portare al dibattito politico altrimenti scadente. Inutile inseguire un tentativo di “rianimazione” del percorso di “sinistra e libertà”: più che interrotto non è mai decollato. Con le forze residue che ancora inseguono l’dea di un ennesimo partitello della sinistra va mantenuto aperto un dialogo, ma a partire dalla condivisione di battaglie comuni e non da scorciatoie organizzativistiche o elettoralistiche. Il rapporto con i radicali è fondamentale perchè la ventata di nuovo che si è prodotta con la rosa nel pugno può avere ancora la possibilità di riproporsi ed addirittura di rafforzarsi in un rapporto fecondo con la costituente ecologista. Sono d’accordo con Nencini che il rapporto con il PD sia fondamentale. Credo lo pensino anche i compagni radicali che in parlamento siedono nella delegazione democratica. Credo però che in questa fase una aggregazione come quelle che ho descritto e che Staderini e Cappato propongono aiuti proprio chi, nel partito democratico, vuole uscire dal paradigma del “manchismo” per proporre una alternativa realmente laica e di progresso. Anche io cercherei, sulla base di un confronto programmatico, l’intesa con il centrosinistra: la considero in buona misura necessaria, ma non scontata, non “a priori”. Certo è che socialisti, radicali, verdi e area laica “insieme” potrebbero parlare come una “coalizione”, con una voce più forte, più incisiva e riconoscibile, nel Paese oltre che nei salotti politici. Questa “coalizione” o “alleanza” (non mi fisserei sui termini) potrebbe a sua volta “coalizzarsi” con il centrosinistra: con una operazione trasparente e di alto profilo politico. Diverso sarebbe trattare al ribasso, singolarmente, piccoli accordi elettorali. Il Partito Socialista Italiano, col quale collaboro come simpatizzante da diverso tempo, deve finalmente compiere una scelta chiara: indicando un orizzonte politico e non navigando a vista. L’orizzonte non può che essere quello di una sinistra socialista che sappia coniugare la tradizione con la modernità, con il pensiero liberale e libertario, con un ecologismo riformatore adatto ai tempi. Penso che Nencini, che stimo per la sua misura e capacità analitica, abbia il coraggio e l’inteligenza di riflettere sulla esigenza di non arroccare il PSI su posizioni di testimonianza identitaria e di collocarlo invece in un progetto rivolto al futuro. Spero che in tutte le regioni (a partire dal mio Piemonte) si costituisca questa alleanza di socialisti, radicali, verdi, repubblicani, federalisti europei, laici (aperta anche a personlità del mondo della cultura e delle professioni) e spero che questa “coalizione” intraprenda sui contenuti un fecondo confronto con il resto del centrosinistra: cercando e trovando le convergenze possibili. Mi auguro non si perda questa ennesima occasione di fare emergere come un fiume carsico una autentica sinistra libertaria e riformatrice moderna nel nostro Paese malandato e ferito.

    Fabio Ruta (Verbania)

  • Giuliano Romani said:

    A Mauro, oltre che a una storica amicizia mi lega anche un “comune sentire”
    politico che anche in questa fase non viene contraddetto però è su quello
    che non dice che vorrei fare, fra le tante che ho in mente, una breve
    considerazione. Il Psi, o quel che rimane dopo la gestione Nencini, si muove
    sempre e comunque nel recinto di “questa sinistra” che non penso di
    demonizzare in toto ma che non si può accettare a prescindere. Manca
    l’AUTONOMIA e l’autonomia non significa essere sempre e comunque col PD. Ad
    esempio in provincia di Modena la camorra la sta facendo da padrona perchè
    certi Comuni sembrano essere Casal di Principe ma dato che sono amministrati
    PD il recinto di Nencini non consente alcuna fuori uscita. Ed allora le
    persone perbene non possono accettare tali limitazioni. E fra le persone
    perbene, roba da non crederci, ci sono anche dei socialisti! Chi opera nel
    territorio queste cose le vede e non ne può più ma la politica sembra di no.
    Un partito socialista, se vuole rigenerarsi, non può prescindere da essere
    un partito di galantuomini, come si diceva una volta. La destra è diversa
    per ideali, valori, riferimenti, ecc. dalla sinistra ma non sempre è
    peggiore. In tale contesta l’autonomia è come l’aria che si respira.
    Giuliano Romani

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