C’è chi a Reggio contesta la seconda carica dello Stato. Imparate dal vecchio Pci
Il 7 gennaio il presidente del Senato Renato Schifani, su invito del sindaco di Reggio, sarà in sala del Tricolore per celebrare la nascita della nostra bandiera. Come è già accaduto a Casini, ad Amato, a Fini, ad altre importanti cariche dello Stato. Questa volta però c’è chi annuncia contestazioni, essendo Schifani uomo di parte. Ora è bene precisare che nessun uomo delle istituzioni, come quelli precedentemente citati, è un extraterrestre. E forse Schifani, particolarmente legato agli interessi del suo partito e del suo leader, lo è meno degli altri. Ma da qui ad annunciare contestazioni, clamorose e ingiustificate assenze, addirittura sollecitazioni al sindaco a recedere dall’invito, ce ne passa. Reggio Emilia, in diverse fasi della sua storia, ha dimostrato di essere una città ospitale e rispettosa delle istituzioni democratiche, al di là delle opinioni di ciascuno. E anche stavolta si dimostrerà tale, nonostante tra i contestatori figurino anche uomini e donne delle istituzioni reggiane. Il comportamento del vecchio Pci fu impeccabile anche durante la fase delle guerra fredda e negli anni cinquanta vennero ricevuti a Reggio, come si doveva, anche autorità di tendenza anticomunista come i presidenti Luigi Einaudi, eletto senza il voto delle sinistre (il voto di queste ultime era andato a Vittorio Emanuele Orlando), e Giovanni Gronchi, l’anno prima di quel governo Tambroni che aveva egli stesso patrocinato. Nel 1985 fu a Reggio Francesco Cossiga, quello col K e con la Gladio ancora in nuce. E fu accolto come la sua alta carica meritava. Adesso dovremmo fare eccezione, dopo avere accolto a Reggio, appunto, anche Casini e Fini? E perchè mai? E proprio ora che si apre, ed era ora, la stagione del dialogo? Sospetto che si voglia, non solo mettere in difficoltà le istituzioni reggiane, ma anche stravolgere la storia e le abitudini di Reggio. E la cosa mi preoccupa alquanto.
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