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Al Congresso provinciale del Psi:”Siamo all’opposizione del sistema politico di oggi”

28 Giugno 2010 1.061 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Al congresso provinciale del Psi di Reggio Emilia, che si è svolto con ottima partecipazione di compagni nel pomeriggio di sabato all’Hotel Astoria Mercure, ho voluito sottolineare tre obiettivi della nostra piccola comunità. Il primo è quello di proporci non già come reduci, ma come anticipatori del nuovo assetto politico italiano. Parliamo infatti di Terza repubblica, anche se la numerazione delle repubbliche appare alquanto abusiva, perchè non siamo nella seconda, ma alle prese con la lunga agonia della sola repubblica, quella fondata attraverso la resistenza e il referendum del 2 giugno del 1946. Questo sistema politico fondato su partiti post identitari, che esistono solo in Italia, non regge più. Noi dobbiamo resistere nonostante le illusioni e le delusioni di questi anni. E fare la scommessa di un profondo rivolgimento in senso europeo, e nel rispetto della storia d’Italia, dei partiti politici. Mi pare che la prospettiva sia oggi meno lontana di ieri. Il secondo è quello di auspicare una conversione del Pd in senso socialista (socialista europea, ma anche socialista italiano, con le sue peculiarità). In quella vicenda degli “amici o compagni” c’è tutta la crisi d’identità di quel partito che non sa chi è e da dove proviene. O meglio sa che proviene da storie distinte e distanti, che ormai non sanno più stare insieme perchè non hanno saputo o potuto comporre una sintesi. Il terzo obiettivo è di presentare a qualsiasi costo una lista socialista alle prossime elezioni politiche. Di noi, state certi, compagni, si parlerà bene, a prescindere dalle diverse collocazioni assunte in questi anni, come si parla di coloro che hanno avuto il coraggio di non ammainare bandiera a di resistere anche quando pareva impossibile, denigrati e perseguitati ieri, e oggi ancora ai margini del cosiddetto nuovo sistema politico. Reduci, ma in realtà anticipatori. Che vivono orgogliosi di un passato, ma per costruire il futuro e che sanno che il loro futuro è in realtà ormai un interesse dell’Italia. Si parlerà meno bene dei tanti che ci hanno lasciati. Di loro non si potrà certo dire che hanno saputo restare loro stessi.

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