Governo Berlusconi: il voto all’incontrario?
E’ evidente, come è stato rilevato da acuti osservatori politici, che la stabilità di governo è un bene anche per i parlamentari, che possono evitare così di tornare al cospetto dell’elettorato, fatto di per sè traumatico per quasi tutti. E allora ecco che i seguaci di Berlusconi paventano che la sfiducia alla Camera possa significare l’immediato ricorso alle urne, mentre gli oppositori assicurano invece il contrario. “E’ Berlusconi che vuole il voto”, precisano costoro, “e solo la sfiducia al Senato (quella alla Camera la danno per scontata) può dare il via al nuovo governo di responsabilità nazionale”. Quindi sarebbe proprio la sfiducia, e non la fiducia, ad assicurare la continuazione della legislatura. E su questo dilemma si giocano le pressioni sui parlamentari incerti: quelli che fanno capo a Pisanu al Senato, quelli che fanno capo a Fli, ma collocati su posizioni caratterizzate da “tremor electionibus”, alla Camera. E’ meglio votare contro per assicurarsi che un futuro governo si faccia, o è meglio votare a favore per evitare la crisi di governo? Insomma è meglio votare sì o no per restare in Parlamento? E ancora (ecco il ragionamento subordinato): “E’ più probabile che il governo vada avanti così, con un solo voto di maggioranza magari assicurato da certo Giampiero Catone alla Camera, o è meglio che vada sotto per dieci voti e si possa formare un nuovo governo appena più solido, magari coinvolgendo gli stessi parlamentari terrorizzati dal voto all’interno del Pdl? Davvero significative motivazioni politiche e ideali starebbero alla base del dibatttito dei parlamentari italiani, secondo le cronache dei giornali. I quali, a giudizio del presidente del Consiglio, non andrebbero nemmeno letti perchè stavolta dicono la…verità.
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