E adesso Berlusconi vuole battersi contro il “relativismo etico”
Diciamo la verità, e lo dico io che non sono mai stato un antiberlusconiano preconcetto. Il nostro premier si è un pò bevuto il cervello. Prima attacca la scuola pubblica, cioè la scuola dello Stato italiano del quale lui è il principale esponente, poi smentisce, ma la smentita della smentita arriva puntuale e registrata. Infine rilancia il tema del “relativismo etico, caro alla sinistra”, e afferma che mai e poi mai vi saranno unioni gay legalizzate e conseguenti affidamenti, e soprattutto ribadisce la sua concezione della “sacralità della vita” a proposito del testamento biologico e del caso Englaro. Sacralità della vita che (ma sappiamo che Berlusconi non ha studiato nè teologia nè filosofia) è tipica di uno Stato etico che impone per legge una concezione della vita sulle altre. Io, ad esempio, non credo affato alla sacralità della vita che ritengo appartenga solo a me e sia stata generata solo dai mei genitori e della cui proprietà essi si sono poi liberati affidandola al diretto interessato che solo la può gestire. Lasciamo perdere ogni considerazione tra il relativismo etico della sua vita privata e l’assolutismo etico che il premier vorrebbe imporre con la legge, ma mi chiedo: com’è possibile che ex socialisti ed ex liberali possano accettare questa visione del mondo? Psi, Psdi, Pri e Pli, cioè i quattro partiti laici che pur collaboravano, anche se a volte non nello stesso tempo, con la Dc negli anni della cosiddetta prima Repubblica, manifestarono sempre la volontà di distinguere l’accordo sulle cose dall’accordo sui principi. E vennero le leggi sul divorzio, sull’aborto, e due conseguenti battaglie referendarie, che trovarono laici e integralisti su fronti opposti. E Psi, Psdi, Pri e Pli si mostrarono spesso assai più fermi nel difendere i principi di quanto non fosse lo stesso Pci, che del resto già si era caratterizzato per il voto favorevole all’articolo 7 della Costituzione. Adesso invece i laici del Pdl stanno zitti perchè hanno anche contratto un accordo sui principi col partito e col suo leader, svendendo solennemente i loro. E addirittura il nostro buon Sacconi, probabilmente anche in buona fede, si è convertito alle teorie più oscurantiste e anti-illuministe. Mi pare che, in fondo, questo sia l’aspetto più sconcertante della fase che stiamo vivendo. Per paura di perdere, la cosiddetta seconda Repubblica, impone il silenzio e la svendita dei valori di fondo di ciascuno o, addiritttura la conversione ad altri valori, in nome della solidarietà politica al partito e al leader. Cosa sconosciuta nella vituperata prima Repubblica, dove il comun denominatore era la tradizione ideale e non l’opportunità politica. E dove dovevano emergere le singole identità, non le collocazioni e le coalizioni. L’assolutismo etico del Pdl è davvero sconcertante.
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