Onorevoli commenti (Forza Reggiana, 30 ottobre 2011)
Reggiana e Modena in C e Sassuolo e Carpi in B?
Non c’è da stupirsi. Dopo la dèbacle di lunedì sera (con 2.000 reggiani e 500 carpigiani presenti), mi è venuta in mente un’eventualità tutt’altro che improbabile. La Reggiana sta facendo fatica quest’anno in Legrapro, il Modena è nelle ultime posizioni della B, parzialmente rinfrancato dalla vittoria di sabato scorso col Livorno, mentre il Sassuolo si trova in piena zona play off per la A e il Carpi per la B. Facciamo un’ipotesi e cioè che Sassuolo (se non sarà addirittura promosso in A) e Carpi si trovino l’anno prossimo insieme in serie B e Reggiana e Modena insieme in Legapro (ex serie C). Sarebbe davvero una novità stravolgente. Ma solo se guardiamo al passato, remoto o recente. Mai, infatti, si è verificata una cosa del genere. I due capoluoghi di provincia sopravanzati da due paesi, per quanto popolosi. La verità è che mai nel passato tanto ha contato il denaro nel calcio. E che nelle due zone più ricche delle due provincie (perché Carpi e Sassuolo sono entrambe in provincia di Modena, ma le due zone sono interprovinciali) caratterizzate dalle ceramiche l’una e dal tessile-abbigliamento l’altra, si concentrino più risorse che non nelle due città, è oggi assolutamente normale. Modena e Reggio son diventate città povere? Certo più povere di Sassuolo e di Carpi e un Vandelli di Castellarano, che investì sulla Reggiana negli anni ottanta, oggi magari preferirebbe investire sul Sassuolo. So che ne è diventato assiduo tifoso. E’ più vicino a casa sua e alla sua azienda, produce meno tossine, non ha che gloria da ricevere, perchè non ha l’obbligo di vincere. E soprattutto se fa meno pubblico questo non incide sui bilanci. Rassegnati dunque? No, realisti.
Ma davvero col Carpi abbiamo giocato bene?
Non oso contestare mister Mangone che di calcio capisce certamente più di me. Giuro però che non ho trovato nessuno a cui la Reggiana è piaciuta nel derby perso col Carpi nella serata umida del nostro stadio. Nel primo tempo, riprendendo la frase di Barilli, “siamo stati disastrosi”. Più che disastri, non abbiamo combinato assolutamente nulla. Nessun’azione, nessun tiro in porta, nessuna triangolazione, i nostri difensori che non riuscivano a ripartire e si impappinavano e la palla sgusciava sempre agli altri. Nulli. Nel secondo tempo abbiamo segnato un gol regalato, poi ci siamo detti: “Adesso andiamo tutti avanti e vinciamo la partita. Perchè siamo forti, no? Siamo più forti del Carpi, provinciali modenesi senza stadio e senza vele di Calatrava”. Accidenti, che presunzione. Siamo schiappette, invece. E dovevamo capirlo e portare a casa un pari immeritato, calciare la palla in tribuna, tirare sugli stinchi e non farli giocare. Invece no. Siamo forti, no? Siamo la Reggiana e loro solo il Carpi, che viene dall’Eccellenza, mentre noi avevamo Futre e Padovano in serie A. E via, due contropiedi e un gol di distrazione. Cioffi, chi era costui? Noi avevamo Ravanelli. Poi la terza pappina, che c’era o non c’era. E tutti a casa. Una buona partita? Sì, ma del Carpi.
Michelangelo Tiziano Turci in Egitto, Romano livornese e non pisano
Lui, Tiziano, a cui aggiungo il nome di Michelangelo, è il pittore dello stadio ex Giglio, che continua a sostare sul rettangolo di gioco e a osservare il suo capolavoro. E’ letteralmente innamorato della Reggiana e dipinge solo a copertura (parziale) delle spese, assieme ai suoi addetti. Conta anche i posti. Ha scoperto che quelli delle due curve sono 5.900 e non 5.000 come dice la Questura. Contandoli uno alla volta. Poi imbarca Valerio Accorsi nei pressi di Roma e va a Sorrento per perdere e a Foggia per vincere. Adesso è in Egitto e non sarà nel palco che ha comprato in abbonamento. Per ammirare piramidi e faraoni, per navigare sul Nilo. Ma col telefono sarà ancora allo stadio per sapere di Reggiana-Pisa. Romano, della nobile stirpe degli Orsini, nemica giurata dei Borgia, invece sarà a Reggio, lui scarpaiolo toscano di piazza San Prospero, ha un accento inconfondibile. Quando lo conobbi c’era un Reggiana-Pisa e lui inveì contro l’arbitro. E io lo rinfacciai dicendo che il Pisa era una squadra di cani. Ma lui, di rimando, mi rispose: “E che, so di Pisa io? Tengo la Reggiana”. Da allora siamo diventati amici e da dieci anni veniamo allo stadio insieme. Oggi gli ho chiesto di star zitto, se no si becca una menata dai tifosi… granata. Ma in fondo col Pisa siamo gemellati, no? E allora che parli pure. Ammesso che i pisani non s’accorgano che lui è livornese…
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