Tadolini scrive a Del Bue “Ho parlato sempre con storici di sinistra e nessuno ha mai fatto polemiche”
A Mauro Del Bue
In seguito alle polemiche seguite l’incontro a Vetto sul mio ultimo libro sulla Storia della Rsi a Reggio Emilia vorrei esprimere alcune osservazioni.
Ho sempre avuto a cuore la Riconciliazione nazionale. In coerenza a questo principio, quando organizzo iniziative di studio e approfondimento del periodo 1943-45, cerco sempre che il tavolo dei relatori sia rispettoso del pluralismo: se si parla di Rsi e Resistenza al tavolo deve esserci anche chi rappresenta e studia l’antifascismo armato del periodo bellico.
In questi ultimi venti anni a Reggio Emilia ho organizzato dibattiti con il Centro Studi Italia ai quali avevo al mio fianco Massimo Storchi di Istoreco, Giannetto Magnanini dell’Anpi, Vainer Burani di Rifondazione Comunista, Claudio Silingardi dell’Istituto Storico della Resistenza di Modena, ecc. Ho anche partecipato a dibattiti televisivi con Notari e Zambonelli dell’Anpi e ancora con Storchi di Istoreco.
Per questo motivo mi pare strana la protesta per la presenza dell’On. Del Bue all’incontro organizzato dalla famiglia Azzolini (ricordo che Notari, Del Bue ed il sottoscritto abbiamo fatto un dibattito storico, insieme allo stesso tavolo, alla Sala del Capitano del popolo alcuni anni fa).
Certamente è sempre mancata una reciprocità: Istoreco e Anpi non mi hanno mai invitato al tavolo di una loro iniziativa.
Per quanto riguarda i miei studi, sono seguace del concetto della “complessità” degli eventi, per questo motivo i libri sono molto densi di documentazione e non hanno introduzioni in cui si anticipa un qualsiasi risultato. In pratica mi limito ad offrire un quadro il più completo e corretto dei fatti.
Certamente una corretta cronologia e la completezza della ricostruzione storica (base elementare per uno studio storico di carattere scientifico) risulta, evidentemente, estremamente fastidiosa ed intollerabile per chi vuole una storia nazionale che deve essere anche fondamento politico e che di conseguenza non tollera elementi di complessità, ma esige retorica e certezze ideologiche.
Devo dire, infatti, che sui miei studi pubblicati non ho mai letto precise contestazioni storiche, ma solo generiche accuse politiche di essere revisionista o fascista: invito Anpi ed Istoreco e seguaci a dire dove la mia ricostruzione storica non è corretta.
Oppure si mette all’indice un libro solo per le idee dell’autore?
Il paradosso, poi, di queste discussioni è che il sottoscritto ha fatto emergere crimini di guerra e comportamenti violenti contrari alle leggi internazionali – e non ha fatto sparire quelli già noti-, rispetto ai quali sarebbe civiltà che le istituzioni e la cultura dichiarassero la loro condanna.
Al contrario, chi mi contesta e auspica (invano) il mio isolamento culturale, si trova da anni a giustificare, rivendicare e legittimare violenze e circostanze del tutto equivalenti a quelle che vengono identificate come crimini di guerra “nazifascisti”, ma i cui esecutori sono i partigiani antifascisti.
In questo quadro, è mia intenzione continuare gli studi ed offrirli in pubblico e civile dibattito, nella prospettiva che la nostra amata Patria Italia non debba più essere protagonista di guerre fratricide.
I miei migliori saluti.
Luca Tadolini
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