Onorevoli commenti (da Forza Reggiana del 25 marzo 2012)
San Giuseppe, aiutaci tu…
Tu, che sei il più illustre dei papà e che hai concepito un figlio da una donna che non è mai stata tua, misterioso evento, il più misterioso della storia dell’umanità, tu che hai accettato che tuo figlio avesse un padre ben più importante di te e di tutti noi e gliel’hai affidato senza risentirti, tu, Giuseppe, divenuto santo per meriti di tuo figlio, guarda quaggiù noi derelitti e abbi pietà. Sappi che anche noi abbiamo un San Giuseppe, col numero dieci e maglia granata. E’ piccoletto e nerboruto, ma tocca la palla (gioco che potrebbe anche esserti noto per via dei greci che già lo praticavano sia pur con goffe palle impagliate) in modo delizioso e fa assist e gol. Che anche il nostro San Giuseppe possa rientrare presto tra noi. Al momento di andare in macchina non sappiamo se la domenica ci porterà questa lieta novella. Ma abbiamo fiducia e preghiamo. Anche perché senza di lui, tutto ci sembra così triste. I tifosi non cantano più, lo stadio Città del tricolore (ancora imbattuto) è però sempre più vuoto e muto. Anche gli uccelli non volano, non cinguettano e forse son tutti morti di dispiacere. Fai sorridere questa agente, che il nostro torni a noi al più presto, magari questa domenica stessa. Abbiamo bisogno di sconfiggere una verde armata che viene dal Sud, dalla terra irpina, feudo, fino a poco fa, incontrastato di certo Ciriaco, signore di Nusco. Che il tuo omonimo santo, torinese di nascita, ma ormai reggianizzato, oggi plani sul campo del nostro bellissimo stadio, che lo illumini e lo redima. E che cinto d’aureola granata si presenti a noi col sorriso sulle labbra e la tempra del salvatore. Grazie. Un tifoso, che a questo punto si affida ai santi.
Sor Matteini, mi permetta…
Sarà perché leggo sempre la prima pagina del Vernacoliere che in livornese stretto spara titoli arditi dalla bacheca della libreria del Teatro di via Crispi, sarà perché uno che si mette una maglietta, sotto quella ufficiale, col simbolo della sua città e si presenta nella città più odiata per motivi campanilistici e spera di segnare un gol per togliersela, mi ispira innata simpatia, sarà perché Romano, livornese di nascita, ma granata di tifo, mi ripete che l’unico vero derby d’Italia è quello tra Pisa e Livorno e mi ricorda che in un derby all’Ardenza un portiere andò di corsa per cento e più metri da quell’altro per dargli uno schiaffo (facendo lo slalom tra giocatori e arbitro), sarà perché se Catellani a Parma, dopo aver segnato quasi al novantesimo il gol del pari per il Catania, avesse fatto la stessa cosa, non ci avrebbe proprio arrecato alcun dispiacere, ma non riesco ad avercela con Matteini. Gli dico però solo due cose. Prima di esultare si informi magari se la sua tifoseria è gemellata per caso proprio con Pisa, perché se così fosse ancora e la cosa gli suscitasse nausea poteva anche pensarci un po’ prima di venire a Reggio. E poi che prima di esultare così, si informi, magari, sul risultato finale. E’impossibile? E allora aspetti. Perché esultare va bene, ma quando si vince. Noi avremmo preferito che Matteini non avesse segnato e la Reggiana avesse portato via almeno un punto. Anche Matteini, vero?
Prima salvarci, poi contestare
L’ho detto e ripetuto ai tifosi. La Reggiana rischia davvero i play out. E anche il resto e non voglio neanche pronunciare la parola. E cosa fanno i tifosi quando la propria squadra rischia? La sostengono. E’ accaduto sempre anche a Reggio. Quando la Reggiana di Dal Cin, nel campionato 2000-2001, si trovò a lottare per la salvezza il pubblico rispose e in 3.500 si recarono al Giglio nella gara di play out con l’Alzano. Poi Squizzi fece il miracolo parando un rigore nel bergamasco e i granata si salvarono. Fecero altrettanto nel campionato successivo quando in altrettanti si presentarono all’appuntamento ancora con l’Alzano e Jero Shakpoke ci tolse la retrocessione quasi dallo stomaco al novantesimo d’una gara inguardabile. E per la terza volta il pubblico reggiano che si era presentato compatto nell’ultima col Pavia (erano quasi 7mila) persa malamente e aveva dovuto affrontare ai play out il Varese nel campionato 2003-2004, aveva dovuto aspettare il fischio dell’arbitro d’una partita persa coi lombardi per salutare la terza salvezza allo spareggio. Non veniamo dalla Champions, ragazzi. Negli ultimi dodici anni abbiamo disputato tre play out di C1 e tre play off per la B, abbiamo ottenuto due salvezze all’ultima partita, sfiorato l’anno scorso i play off senza ottenerli e disputato tre campionati di C2. Non è granché, ma questa è la realtà. Per contestare c’è tempo. Per soffrire no.
Leave your response!