Monti, Squinzi, lo spread e la democrazia
Credo anch’io che il buon Squinzi, grande imprenditore e uomo di sport, si sia lasciato andare a qualche parola di troppo verso il governo Monti. E da neofita penso che gli possa essere anche concesso senza far drammi. E può anche essere che un attacco a fondo a Monti e al suo governo in questo momento possa contribuire ad alzare il tanto conclamato spread. Però mi chiedo: nessun presidente del Consiglio aveva mai prima d’ora accusato un suo interlocutore di essere responsabile, per le sole sue critiche, di creare danni economici all’Italia. Se questa affermazione che oggi è stata rivolta a Squinzi fosse generalizzata, dovremmo dire che ogni autorevole critica al governo Monti è dannosa per gli italiani. Anche , naturalmente, eventuali critiche dei leader dei principali partiti, delle massime istituzioni, dei sindacati, delle testate giornalistiche più vendute, delle televisioni e via dicendo. Non era mai capitato che la democrazia risultasse così condizionata. Il fatto è che Monti può anche avere ragione. Viviamo nell’epoca delle suggestioni e delle sensazioni che condizionano il mercato finanziario. E tutto può determinare un flusso positivo o negativo, anche una sola parola. Resta il tema della democrazia. Se cioè la conseguenza potenzialmente negativa di una critica debba indurre all’omologazione e al silenzio e ancora peggio all’esaltazione per opportunità e interesse. Da socialista liberale ho qualche dubbio, ho forti dubbi
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