Onorevoli commenti (dal Forza Reggiana del 4 novembre 2012)
Cremona: che rabbia, però…
L’ammetto. Ho esagerato. Ma il tifo sportivo è esagerazione o non è. Ricordo quando ad Alessandria, nel 1970, pareggiammo allo scadere una partita decisiva per la serie B e m’alzai di scatto, alzando il braccio e mandando a quel paese tutto il parterre. E solo l’immediato, provvidenziale soccorso di Mario Monducci, che nascose nella sua tasca il drappo granata che avevo sventolato in faccia agli alessandrini, mi salvò da una sorte segnata. Salvò me e in particolare il mio pericolante naso. Lunedì sera, a casa mia, con Romano abbiamo ammirato una buona Reggiana nel primo tempo e dopo l’espulsione di Moi, ci siamo detti: “Vedrai nel secondo tempo che Reggiana. Questa partita la vinciamo, la dobbiamo vincere, ci sentiamo che la vinceremo”. E invece nella ripresa cambiamo noi, abbiamo paura di perdere noi, ci difendiamo noi, in superiorità numerica. E sono scattato e ho scritto su Facebook una frase neppure vera. Perché di una cosa si può essere certi. Che io non mi sono mai augurato che la Reggiana perdesse. Mai. Neppure a in un’amichevole. Figurarsi lunedì. Ci ha pensato anche un insolito, aggressivo Tosi a farmi aumentare l’adrenalina, concordando col mio stato d’animo e iniettandomi una rabbia ancora maggiore. Adesso, a mente fredda, ribadisco un concetto: che la Reggiana la partita doveva tentare di vincerla. Poi mi dico: meglio un punto che niente. Consolazione in tempi di vacche magre? Non parlate di vacche in casa del bue…
Mi consenta mister Zauli una Parola
Era arrivato a Reggio come il nuovo Saverino e in amichevole aveva dimostrato che quello era il suo ruolo naturale. Sarà per via del crine calvo e lucido, ma di questi giocatori vedi subito la testa. Cioè il cervello. Quello che mancava a metà campo l’anno scorso dopo la squalifica dell’avventato regista ex spezzino. Un acquisto opportuno, azzeccato. Poi il calo nelle prime partite di campionato, quell’intervista non gradita, ma si sa, oggi i giocatori parlano anche, e la punizione. Che però dovrebbe essersi esaurita, no? E invece sia con l’Albinoleffe, sia a Cremona, Parola non ha giocato. Si è allenato quasi un’ora entrando in campo negli ultimi minuti coi lombardi e ieri sera, dopo aver corricchiato qua e là si è risieduto in panca. Perché? Questo giocatore non è più gradito al tecnico? Non si dica che troverà spazio, che le scelte sono dettate da motivi contingenti, che nessuno è bocciato. Non si dicano queste cose ovvie e banali. La verità è che il giocatore in più, il cervello del nostro centro campo, continua a non giocare e che Zauli gli preferisce Viappiana e Ardizzone, che di giocare a tre in mezzo il nostro tecnico non ha alcuna intenzione, e dunque che Parola è stato un acquisto sbagliato. O sbaglio io? Basta una parola, diceva la pubblicità del confetto Falqui, che certo serviva a scaricare non solo i giocatori…
Lusetti e gli spettatori
Da qualche settimana il mio amico Enrico Lusetti ce l’ha col numero degli spettatori allo stadio del Tricolore. Accusa il bravissimo Matteo Iori di falsificare i dati. Devo spezzare un lancia in favore di Matteo. Sono stato io a consigliare a Matteo di dare il numero complessivo degli spettatori presenti, perché eravamo nella fase del paragone tra il pubblico del basket e quello del calcio. E così, anziché far dire a Lusetti che i paganti sono tot, cosa che non interessa a nessuno, si forniscono i dati degli spettatori globali (“Quanta gente c’era?”, si sente chiedere uno che va allo stadio, non “Quanti paganti c’erano?”). E i dati sono comprensivi di abbonati, di paganti, di spettatori dei palchi, degli sponsor e degli omaggi. Niente di male. Anzi. Così è anche a Cremona, vedo, visto che i tabellini danno per presenti più di 3mila spettatori, e che vengono conteggiati, tra gli abbonati, anche quelli gratuiti. Cosa che avveniva anche durante la fase di Foglia e Cimurri e che invece non avveniva durante gli anni di Fontanesi. In questi ultimi, addirittura, venivano forniti solo quelli dei paganti e degli abbonati, senza considerare che tra i paganti o abbonati c’erano anche quelli dei palchi e degli sponsor che avevano pagato di più. Chiaro? Recoaro.
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