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S’i fosse Monti…

17 Dicembre 2012 5.302 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Come Cecco, il maledetto Cecco, forse arderei il mondo. Lui, invece, sfoglia la margherita, intesa solo come fiore. E consulta il presidente Napolitano. Anche perché a quest’ultimo Monti deve la sua improvvisa e prestigiosa carriera politica. E Napolitano diviene così una sorta di consulente imprescindibile e autorevole. Un consulente obbligato. Dunque Monti, che si era impegnato a non entrare nel conflitto elettorale con la sua persona e con una sua lista, adesso nicchia. O meglio, lascia intendere che forse non sarà così. O che forse farà una scelta che, pur non essendo in contraddizione con gli impegni assunti, lo vedrà protagonista. Dietro Monti ci sono partiti di centro, liste e listine, personalità del mondo industriale e finanziario, pezzi di partiti oggi in disuso, come il Pdl, e anche di partiti oggi in gran spolvero, come il Pd. Ma soprattutto ci sono poteri importanti, come il Ppe e la Chiesa. I primi stanchi di farsi rappresentare da Berlusconi e la seconda preoccupata dei valori laici dell’asse Bersani-Vendola. Vediamo allora come potrebbe finire. O meglio, mi permetto di precisare, cosa farei io “s’i fosse Monti”. La promessa di farsi eleggere alla presidenza della Repubblica è quasi una garanzia. Quasi, perché quasi sempre chi entra Papa, nel conclave delle Camere riunite, esce solo cardinale. Unico caso in Italia quello di Ciampi e in parte quello di Segni. Resta il fatto che senza una presenza diretta o indiretta di Monti nell’agone elettorale, il centro sinistra avrebbe da solo, penso al Pd più il centro di Casini, la forza di eleggerlo, sia pure non in prima battuta. E Monti potrebbe, in quel ruolo, continuare a svolgere una funzione importante per l’Italia sul versante europeo e internazionale. Se Monti, invece, diventa uno dei leader di uno schieramento politico questa elezione può apparire più problematica. Resta il fatto che Monti potrebbe, come io credo, non entrare direttamente in pista, ma lanciare un’agenda o programma da far sottoscrivere ai partiti disponibili. Anche in questo caso si tratterebbe di un’entrata in campo, e anche a piedi uniti. Perchè avrebbe il chiaro obiettivo di valorizzare e unire il centro e di mettere il bastone tra le ruote al Pd, che dovrebbe a sua volta o sconfessare se stesso voltando le spalle al Presidente del Consiglio che ha appoggiato per oltre un anno, o voltare le spalle all’alleanza con Vendola, sacrificando Bersani come presidente del Consiglio. Ecco perché a mio giudizio la cosiddetta entrata in campo indiretta è perfino più pericolosa per la sinistra dell’entrata in campo diretta. Se Monti la giustificasse come un modo di rispettare gli impegni assunti Napolitano gli spieghi che non è così. Il presidente tecnico di un governo tecnico non può trasformarsi in un referente politico di un governo politico. Decida Monti se vuole partecipare alle elezioni, venendo meno all’impegno assunto, o se vuole preservarsi come una risorsa utile per il dopo elezioni, ma non inventi scorciatoie. In politica si partecipa o non si partecipa alle elezioni. Non esiste il soggetto partecipante dall’esterno, che le elezioni le condiziona, ma non le vince e non le perde. No, “s’i fosse Monti, torrei del Colle le promesse varie e le elezioni lasserei altrui”…

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