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Una banca, un partito, una città

25 Gennaio 2013 1.758 views One CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non capisco perché solo ora si scopra questo intreccio, ahimè perverso, che ha unito per decenni una banca, la Monte dei Paschi, a un partito, il Pci-PDS-Ds-Pd, a una città, Siena. Era noto e testimoniato da atti pubblici. Pensiamo alle modalità della nomina della sua Fondazione dove sono designati, su 16 componenti del Consiglio, ben 13 membri dal Comune e dalla Provincia di Siena e uno dalla Regione. E non è mai stato un mistero che Siena, forse anche per un rapporto particolare con la sua banca, fosse da sempre nelle mani della sinistra a egemonia comunista e post comunista. Basterebbe poi verificare i motivi della nomina a presidente di quell’avvocato Giuseppe Mussari, che prima ricopriva incarichi politici all’interno del suo partito e che poi, dopo l’avvento di Alessandro Profumo, è stato anche promosso alla presidenza dell’Abi. La novità è che quella gestione, diciamo così prevalentemente politica, ha generato guasti, con operazioni folli e fallimentari che rischiano di pagare tutti gli italiani. L’acquisto di Antonveneta, pagata tre miliardi in più di quello che aveva pagato per il suo acquisto, poco prima, la banca spagnola Santander, rappresenta il primo inquietante anello. Poi le convulsioni e i tentativi di riparazione finiti peggio, primo dei quali quello dell’acquisto di un pacchetto di bond della Alexandria capital dalla Dresner bank per un totale di 400 milioni, più della metà rimessi, e poi venduti alla giapponese Nomura in cambio di Btp italiani, contratto che è stato a lungo tenuto segreto e che è venuto alla luce solo il 12 ottobre del 2012 grazie alla nuova gestione di Profumo. Col bel risultato che alla fine la Nomura ci ha perfino guadagnato e la Mps ci ha ancora rimesso per la crisi dei Bpt. La banca era avviata al fallimento con ben 6,2 miliardi di passivo, più della metà del patrimonio netto, se non fossero arrivati i Monti Bond, l’erogazione di 3,9 miliardi di euro al 9 per cento, che potrebbero anche costituire un buon investimento statale. Adesso però i dati restano allarmanti. Gli azionisti si sono visti praticamente azzerare il loro capitale, che è diminuito del 90 per cento dal 2008, i risparmiatori tremano e potrebbero a loro volta, con azioni emotive quali il ritiro dei conti correnti, mettere ancora più a rischio la tenuta della banca, gli italianì si vedono costretti, mentre i più soffrono la crisi economica che pare senza fine, ad osservare impotenti uno Stato che si preoccupa non di loro, ma di salvare una banca. E il Pd che pure aveva proposto, lo ha ricordato Morando, una legge bancaria che avrebbe dovuto distinguere tra banca d’investimenti e banca commerciale, si trova al centro di un attacco concentrico in campagna elettorale, perché ha predicato bene e razzolato male. Siena, che ha vissuto della sua banca, tra sponsorizzazioni milionarie in campo sportivo, soprattutto nel basket pluriscudettato, erogazioni cospicue al suo comune e contributi rilevanti per le sue eccellenti manifestazioni culturali, adesso inizierà il suo declino. D’altronde, chi è causa del suo mal pianga stesso….

One Comment »

  • gabriele said:

    Grazie Mauro per le tue belle parole.Gli ex comunisti per modo di dire che poi alla fine son sempre comunisti,cadono dalle nuvole.Mio padre mi diceva devi stare più attento dei comunisti che dei democristiani.Se le cose van bene il merito e solo il loro se van male e colpa dei socialisti.

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