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I saggi e la saggezza

5 Giugno 2013 1.481 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Bisognerebbe tornare a Platone. Al suo governo dei saggi. Cioè dei filosofi, gli unici che avevano la possibilità di scrutare nel mondo delle idee. Era un modello istituzionale di tutto rispetto. Con un evidente conflitto d’interesse, essendo lui stesso, Platone, un filosofo. E dunque proponendosi di fatto come il più saggio di tutti. Dunque come il naturale capo di tutti i governi. Sarebbe come se in Italia si proponesse un governo delle banche presieduto da un esponente del mondo bancario. Oddio, Monti non veniva dall’Iperuranio. Il problema di Platone derivava dalla difficoltà di realizzare il suo progetto. Andava e veniva da Siracusa, ospite dei governati locali, ma ogni volta ne trovava uno diverso e finiva sempre per essere cacciato e anche imprigionato. Avrà pensato: “Che razza di Paese però l’Italia dove i governi cambiano così in fretta…”. Non era arrivato ancora a pensare ai giorni nostri. D’altronde, a forza di stare nell’Iperuranio puó accadere. La verità è che tra i saggi e la saggezza c’è di mezzo il mare. Quello che separa Grecia e Italia. E che d’estate è assai frequentato anche a fronte della crisi che ha rischiato di far precipitare entrambi i Paesi nel baratro. Così capita ancor oggi che i saggi vengano scelti senza occuparsi della loro saggezza. Prendiamo quelli nominati da Napolitano che avrebbero dovuto elaborare un programma di governo comune. A cosa sono pervenuti dopo giorni di intenso lavoro? A stabilire, ad esempio, che tra le riforme possibili vi è il semipresidenzialismo alla francese, e che sulla legge elettorale esistono posizioni diverse? È saggio ammettere di non essere riusciti nell’intento. Errare humanum, sed perseverare diabolicum. E invece ecco che i saggi vengono riproposti elevando il loro grado a più numerosi aspiranti. Ben 35 platonizzanti, ma in Grecia il diploma di saggio-filosofo si otteneva solo dopo tre cicli di scuola, si arrogano ora il diritto di fare proposte di riforma istituzionale e costituzionale. Chi li ha eletti? Nessuno. Da chi hanno ottenuto un così elevato riconoscimento? Dal presidente Letta. Ma sbirciandone i nomi, risulta all’occhio che sono stati tenuti presenti i soliti equilibri politici. A un Violante corrisponde un D’Onofrio. E via equilibrando. Che non ci sia neppure un socialista, nemmeno l’ex presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, non stupisce. I sette parlamentari del Psi battano un colpo. Resta il fatto che a costoro spetterà la prima mossa. Vuoi vedere che arriveranno alla stessa conclusione dei saggi precedenti, che sono poi in certa misura quelli attuali? Non vorrei che a Letta capitasse quel che capitava ai governanti di Siracusa dopo ogni viaggio di Platone. E che facesse anche lui una brutta fine. Non è mai saggio fidarsi troppo dei saggi….

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