Difendiamo re Giorgio
Guai a chi lo tocca. Chi tocca Giorgio Napolitano mette a serio rischio la tenuta dell’Italia. C’è poco da discuterne. Il presidente della Repubblica è stato in questi anni l’unico serio baluardo contro il populismo demagogico, contro le tendenze irresponsabili e massimalistiche, contro la sfiducia dilagante nella politica. A tal punto che nel momento di più acuta crisi istituzionale, mentre il Parlamento non riusciva a eleggere un capo dello Stato, i grandi partiti si sono ancora rivolti lui che ha così bissato, unico caso nella storia repubblicana, il suo settennato. Napolitano ha sempre considerato essenziale, per evitare nuove traumatiche elezioni per di più col vecchio Porcellum, comporre un governo di unità nazionale, dopo un voto che non aveva determinato alcuna maggioranza. Lo ha sostanzialmente imposto al Pd che non ne voleva sapere, anzi lo aveva solennemente escluso. Anche sul caso Berlusconi, in tanti hanno intravisto, dietro le proposte di Violante e le considerazioni di Onida, la sua mano. Ispirandosi sempre al bene comune, il presidente non ha mai recitato ruoli da uomo di parte, nemmeno dopo il 2006, quando il futuro Pdl non gli accordò il voto. Si potrà discutere se i tentativi di Violante fossero andati a buon fine, se le proposte del nostro Buemi fossero state accolte, a quali pretesti, che non siano la supposta incostituzionalità della retroattività della Severino, si sarebbero impiccati i nostri eroi delle finte dimissioni. Credo che anche questo pretesto avrebbe dovuto essere spazzato via rendendo, qualora la posizione del Pdl fosse rimasta invariata, ancora più irrazionale e devastante la scelta compiuta. Oggi le critiche, anzi le insinuazioni sul capo dello Stato da parte del Pdl, che fanno il paio con le sparate di Grillo, rischiano di rendere ancora più acuta una crisi che è ormai nei fatti. E anche se tutto fosse solo una carnevalata, se le dimissioni fossero solo un gesto dimostrativo e se le accuse fossero solo un temporale di tarda estate, credo che nulla possa restare come prima.
Approvo al 100%…………. Dopo Pertini c’è lui, senza dubbio. Contro la marmaglia ex-comunista e i quaqquaraquà alla corte del Signor Berlusconi. Che le prova tutte, anche le più scandalose, pur di salvarsi. Chiedo a Mauro di farci capire quale altro paese al mondo tollererebbe una simile distorsione della politica.
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