Governo in (mille) proroghe?
Non saremo certo noi ad alzare grida di stupore e di scandalosa protesta per il decreto sulle cosiddette “Mille proroghe” che sostituisce quello cosiddetto “Salva Roma” e dintorni. Provvedimenti del genere a fine anno ci sono sempre stati per mettere toppe nei vari buchi creati. È però vero che siamo in una fase straordinaria della vita politica ed economica. Siamo in epoca di spending review, siamo nel ciclone dell’antipolitica, siamo nel morso della crisi industriale con la Confindustria che reclama la fine dell’industria di stato. Perché costerebbe, conti alla mano, ben 23 miliardi di euro l’anno (sic..). Insomma oggi non si può più scherzare. Non siamo nell’ordinario. Anche quel che si è sempre fatto oggi non si deve fare. Partiamo dal “Salva Roma” bocciato dal capo dello stato. Come ha scritto Sergio Rizzo, che sui costi della casta ha fatto fortuna, sul Corriere della Sera del 23 dicembre: “Il governo l’aveva fatto per risolvere la rogna degli 864 milioni di debiti spuntati nei conti di Roma Capitale, ma già sapendo di far partire una diligenza destinata all’assalto generalizzato. E a palazzo Madama ci è stato caricato di tutto. Venti milioni per tappare i buchi del trasporto pubblico calabrese. Ventitré per i treni valdostani. Mezzo milione per il Comune di Pietrelcina, paese di Padre Pio. Uno per le scuole di Marsciano, in Umbria”. Ha ragione il deputato di Scelta Civica Mazzotti che ha sottolineato come, tra la legge di stabilità e il Salva Roma i deputati e i senatori abbiano dato il peggio di loro. Come una volta? Peggio. Almeno con Cirino Pomicino si aveva contezza dei saldi. E l’economia tirava. Oggi no. Oggi quell’assalto alla diligenza con casse vuote stona maledettamente coi sacrifici richiesti agli italiani in nome dello spread e di una ripresa che pare all’orizzonte anche se ancora non si vede. Giusto il ritiro del “Salva Roma” e ancora una volta ci schieriamo dalla parte del capo dello stato. Giusto se nel Mille proroghe non si presentano analoghe storture e anomalie. Anche Renzi, sondaggi alla mano, si dice scandalizzato e propone addirittura un comitato di coordinamento per sovraintendere agli emendamenti dei parlamentari del suo partito. Che sarebbe come commissariare l’iniziativa parlamentare. Cosa dell’altro mondo in un mondo normale, ma oggi in Italia anche questa assurda idea, come quella di presentarsi da segretario di partito alle elezioni comunali di Firenze, e in prospettiva anche come candidato premier, non suscita altro che curiosità e interesse, Se Renzi vuole commissariare i parlamentari Grillo vuole commissariare il Colle, chiede a voce alta le dimissioni di Napolitano occhieggiando a Forza Italia che con il sempre piu furibondo Brunetta pretende a gran voce le dimissioni di Letta, mentre il nuovo segretario della Lega Salvini vuole uscire dall’euro e si allea con Le Pen. Nubi intense si addensano sull’inizio del nuovo anno. Servirebbe un governo capace di assumere decisioni coraggiose. Capace di reggere nell’intemperie. Non in (mille) proroghe
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