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La scomparsa di Giulio Ferrarini

3 Gennaio 2014 1.805 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Se n’è andato quest’oggi Giulio Ferrarini. Era stato deputato del Psi nella stessa circoscrizione nella quale anch’io venivo eletto. Proveniva dall’esperienza sindacale e si era fatto da solo. Funzionario di partito, era stato eletto segretario del Psi di Parma nel 1976 dopo le vicende legate allo scandalo edilizio, che aveva coinvolto, tra gli altri, anche alcuni esponenti socialisti. Si era circondato di un gruppo dirigente nuovo e giovane. Da Parma a Bologna. Venne infatti chiamato alla segreteria regionale del PSI nel 1978 e l’anno dopo si presentò alle elezioni politiche risultando primo dei non eletti. La sua elezione data 1983, quando risultò primo nel collegio per il PSI sopravanzando anche il nostro Dino Felisetti, che varcò Montecitorio per la quarta e ultima volta. Giulio divenne membro della Direzione nazionale del Psi e si occupò di problemi legati alla casa. Poi nel 1987  venne rieletto alla Camera assieme a me e a Paolo Cristoni. E in quella legislatura fu anche al governo come sottosegretario ai Lavori Pubblici. Nel 1992 venimmo ancora eletti insieme. Pensare a lui mi rimanda a quel periodo così intenso di tensione politica, di lotte elettorali e congressuali, spinti entrambi dalla vocazione di costruire anche in Italia una forte formazione socialista e democratica. Aderivamo entrambi alla componente autonomista e riformista di Craxi e Martelli. A lui mi lega una montagna di ricordi. Da quelle campagne elettorali in cui eravamo anche rivali e ci disputavamo le preferenze perché non si doveva essere nominati, ma eletti e bisognava raccogliere consenso e tanto e saperci fare era un’arte che non si poteva imparare sui libri, ma solo frequentando la trincea della politica. Alle manifestazioni a Parma e a Reggio, dove partecipavano centinaia di socialisti. Io ero solito recarmi alla sezione Tommasicchio di Parma centro, lui spesso frequentava quelle di Guastalla, Gualtieri, Castelnovo Monti. Giulio aveva una gran voglia di lavorare. Non stava mai fermo. Lo vedovo alla federazione del PSI in una stanzetta ricevere i compagni e poi salutare improvvisamente tutti perché doveva macinare chilometri per recarsi nell’ultimo comune della provincia di Piacenza, che confinava con Genova. Non era per i pigri allora la politica. Ci si imbatteva ogni tanto l’uno nell’altro mentre eravamo impegnati a correre sempre più velocemente e anche a non perderci di vista e si rideva prendendoci anche un po’ in giro. Erano alcuni anni che non lo vedevo. Sapevo che era ammalato. L’ultima volta ci eravamo incontrati a Fidenza all’inaugurazione della               tangenziale. Lui aveva lavorato moltissimo per la sua città e soprattutto per le sue infrastrutture. E infatti in quell’occasione fu ringraziato da tutti, a prescindere dal colore politico. Pranzammo anche insieme ricordando il passato. Un passato che ci ha così intensamente accomunato. E oggi, nel giorno della sua scomparsa, mi sento anche più solo.

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