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L’anno appena cominciato

3 Gennaio 2014 1.500 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Se Schumacher ce la farà, ed era considerato più morto che vivo, ce la può fare anche l’Italia. Il monito di San Silvestro del presidente della Repubblica non può cadere nel vuoto. Bisogna che Letta metta in pratica le sue idee: subito provvedimenti per rilanciare sviluppo e occupazione (ottimo il dato diffuso secondo il quale gli italiani hanno pagato meno tasse nel 2013, anche se in pochi devono essersene accorti), poi riforme costituzionali ed elettorali. Con un doppio binario. I primi appannaggio del governo, le seconde del Parlamento. Matteo Renzi si è detto in piena sintonia col Quirinale e questo è un fatto davvero importante e positivo. E così, naturalmente, Letta. Per la proprietà transitiva dunque si evince che Letta e Renzi condividono lo stesso programma. E visto che il segretario del Pd sta elaborando un piano del lavoro, che prevede quel contratto unico che, proposto da Ichino, era stato giudicato un’ignominia dal sindacato e oggi viene invece condiviso addirittura da Landini, questo 2014 promette buone cose. Il governo ha bisogno di un tagliando. Non può chiederlo ufficialmente Renzi perché la parola rimpasto puzza di Prima Repubblica. Anzi il magnifico Matteo sostiene di far fatica a tenere al governo il suo Delrio, che da molti viene visto invece come titolare di un futuro superministero. Spingono in questa direzione i montiani che si sono visti scippare le posizioni di governo dai dissidenti che hanno rotto con Scelta civica. E naturalmente anche noi chiediamo quel che ci spetta. Come è giusto che sia, visto che non si può continuare ad appoggiare un governo senza farne parte. Vedremo se gennaio porterà delle novità nell’esecutivo, dove neppure i (pochi) dimissionari di Forza Italia sono stati sostituiti. Ci sono due vie. O fare un rimpasto che affronti nodi politici che qualcuno ritiene ancora vivi. E allora rinasceranno i casi Alfano e Cancellieri. Oppure limitarsi a ritocchi per un riequilibrio delle forze in campo. La mia opinione è che la seconda soluzione sia la meno pericolosa e la più produttiva. L’anno appena cominciato ci porterà alle elezioni amministrative ed europee, probabilmente accorpate nella data del 25 maggio. Per ciò che riguarda le elezioni comunali, se le provinciali non dovessero svolgersi dopo l’approvazione del ddl Delrio, è giusto che i socialisti puntino a difendere e se possibile a rafforzare le loro posizioni nei Consigli, nelle giunte, ove ne esistano le condizioni anche nell’elezione dei primi cittadini. Generalmente i numeri sono diventati più bassi e per eleggere sarà dunque necessaria una percentuale maggiore della precedente. Con simboli di partito, con simboli di coalizione, con simboli civici, con candidati in altre liste, la mia opinione è che l’obiettivo debba essere quello di portare a casa l’elezione. Diversa la considerazione per le europee. Qui la nostra proposta è chiara: una sola lista socialista europea anche in Italia. Dubito che ciò sia possibile. Sel pare non abbia intenzione, per ora, di aderire al Pes, il Pd ancora non lo ha fatto. E allora, coraggio, prepariamoci a presentare noi l’unica lista socialista. Forse quello europeo, anche se tuttora esiste uno sbarramento al 4 per cento, ma abbiamo fiducia nel ricorso del nostro bravo Besostri, è il terreno più propizio. Certo non è più il momento di nasconderci.

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